Esiste la regola della buona mamma? A volte sembra che qualsiasi decisione prendiamo sia quella sbagliato, o non abbastanza giusta e in noi scatta subito quel fastidiosissimo senso di colpa che ci fa dimenticare che stiamo facendo del nostro meglio e invece ci fa sentire come se non stessimo facendo abbastanza.
Il senso di colpa cammina di pari passo con l’essere mamma. Quello della madre è un compito tanto emozionante quanto carico di insidie e insicurezze. È un cammino tortuoso in cui si alternano percorsi pianeggianti e salite faticose, nella continua ricerca di un equilibrio tra la propria identità di madre e quello, più complesso, di donna. Prestando attenzione affinché l’una non fagociti l’altra.
Una serie di emozioni contrastanti iniziano a incombere nell’inconscio della donna, sin dal momento della gravidanza, e una di queste è il senso di colpa. Un’emozione indesiderata, dunque, che nasce dalla consapevolezza di essere l’unica e sola responsabile di una situazione spiacevole accaduta al proprio figlio, di aver commesso un errore impagabile, di non fare mai abbastanza, di non essere all’altezza della situazione, di non essere una brava madre. Un sentimento che può nascere da situazioni apparentemente banali, come un momento di rabbia nei confronti del proprio figlio, o la percezione di non avergli dedicato abbastanza tempo, ma che nella nostra psiche diventa un ostacolo insormontabile.
Il senso di colpa si associa parallelamente al concetto di punizione. Chi si sente in colpa si aspetta di ricevere un castigo e, soprattutto, è convinto di meritarlo. Una madre che si sente in colpa tende punirsi, ad essere arrabbiata con se stessa, a precipitare nel baratro dell’inadeguatezza e della vergogna per non essere stata all’altezza del suo ruolo. Ed eccolo, il senso di colpa, che arriva puntuale per scaraventarci nel tunnel della tristezza, della rabbia verso noi stesse, dello sconforto. Si presenta con le sembianze di un giudizio interno e si sviluppa nel terreno fertile del confronto con il nostro modello di riferimento, che può essere nostra madre, nostra nonna, oppure la proiezione di noi stesse nella realtà, ciò che inconsciamente vorremmo essere, e invece non siamo. Ci paragoniamo ad un’immagine idealizzata della maternità che ci impone la società, e cerchiamo di occupare il nostro ruolo nel mondo senza deludere le aspettative di chi ci circonda. E se non ci riusciamo, tendiamo a punirci e ad auto sabotarci.
E la verità! Noi tutte, almeno una volta nella vita, ci siamo sentite in colpa. C’è chi non ha allattato, chi ha allattato troppo; chi è tornata troppo presto al lavoro e ha lasciato il proprio figlio all’asilo, ai nonni, alla babysitter; chi lo ha sgridato in un momento di rabbia o stanchezza, chi non gli ha dedicato abbastanza tempo e chi non ha avuto voglia di giocare con lui; chi non è riuscita a proteggerlo come avrebbe voluto nelle situazioni di pericolo; chi ha desiderato voler passare del tempo senza di lui o ha messo al mondo un secondo figlio e ha avuto la sensazione di aver privato il primogenito del proprio affetto.
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Quello che dovrebbe confortarci è sapere che siamo tutte sulla stessa barca, non siamo le uniche al mondo ad aver provato queste emozioni indesiderate, e non dobbiamo rassegnarci al senso di impotenza, succubi di sentimento che non riusciamo a gestire. Perché se è vero che la società ci vede come supereroine in grado di conciliare perfettamente maternità e lavoro, ci vuole multitasking pronte a sacrificare la nostra carriera e le nostre ambizioni per dedicarci totalmente al focolaio familiare, se è vero che il senso di colpa è insito nell’inconscio di ogni madre sin dai tempi più antichi, è anche vero che non dobbiamo fare tutto da sole, ma abbiamo il dovere e il diritto di chiedere collaborazione, sostegno, supporto. Non dobbiamo essere vittime sacrificali di una società che ci vuole come pilastro portante della famiglia, pronte ad affossare la propria identità e le proprie ambizioni, lo dobbiamo a noi stesse.
Cosa fare dunque quando ci sentiamo in colpa? Dobbiamo fermarci e cercare di analizzare l’origine di quest’emozione, il perché la stiamo provando, cercando di gestirla, razionalizzarla, con la consapevolezza che non siamo perfetti, siamo esseri umani. Siamo mamme, facciamo tutto ciò che è in nostro potere per il benessere dei nostri figli, e ogni volta che ci sentiamo inadeguate o pensiamo di aver sbagliato, dobbiamo sapere che possiamo sempre rimediare e imparare dai nostri errori. Non esiste un metodo universale, un antidoto magico che allontani definitivamente il senso di colpa. Ognuno di noi deve trovare il proprio equilibrio interiore partendo dal presupposto che quando la mamma sta bene ed è serena, starà bene anche il suo bambino. Un po’ di sano egoismo e la consapevolezza che siamo donne, non solo mamme, ci può far solo che bene.
Cerchiamo di essere meno dure con noi stesse, ma più amorevoli e comprensive. Solo così potremo cogliere il vero significato del senso di colpa: la serena presa di coscienza che in certi casi avremmo potuto fare meglio, accettando l’accaduto e provando a medicare le nostre ferite, senza punirci o colpevolizzarci per la nostra mancanza, e facendo una delle cose più difficili al mondo: perdonare noi stesse.
Martina Carzaniga
vive a Milano con il marito e i due figli, Gabriele e Davide. E’ laureata in lingue per la comunicazione e la cooperazione internazionale e dopo aver lavorato per nove anni come project manager in una multinazionale ha deciso di dare una svolta alla sua carriera ed iniziare la propria attività di distribuzione in Italia di ECO BOOM, un brand ecosostenibile e certificato di pannolini e salviettine per bambini di altissima qualità. Scrive regolarmente sul suo blog “Racconti in culla”, e “Come una mongolfiera” è il suo primo romanzo.