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Le 9 cose da sapere assolutamente sull’educazione nordica (e che possono cambiarci la vita)

08/02/2024

È vero che l’approccio dolce rende i bambini, e i genitori, sereni? Non ha dubbi Federica Pepe, meglio nota come @mammainsvezia, che nel suo libro offre la ricetta per trovare l’equilibrio in famiglia. E alla community di Mumadvisor suggerisce alcuni consigli indispensabili.


Federica Pepe ama il freddo. Originaria di Peschiera del Garda, ha  sempre sognato di vivere nel Nord Europa, sotto zero. Il destino ha fatto il suo corso: ha conosciuto il compagno Joakim, svedese, su Tinder e si è trasferita in Svezia nel novembre 2019. Laureata in Scienze Motorie e specializzata in sviluppo motorio da 0 a 3 anni, è esperta di educazione outdoor. La sua pagina Instagram @mammainsvezia in poco tempo è diventata un punto di riferimento per i genitori italiani incuriositi dall’educazione nordica. Qui Federica racconta la sua vita in famiglia, mostra immagini di Leonard, suo figlio di quasi tre anni, che si spalma sulla neve a -18 gradi, che dorme nel passeggino all’aperto fuori dall’asilo. Curiosità, tradizioni, aspetti culturali svedesi, dall’educazione all’alimentazione la ricetta del successo. «Racconto soprattutto come si vive senza paura del freddo, mi seguono tantissime mamme italiane che prendono spunto e mi ringraziano, allevio alcune ansie sulla gestione dei figli».

 

 

Nel suo volume appena sbarcato in libreria Educazione nordica, edito da Sperling & Kupfer, Federica racconta in maniera semplice e diretta quali sono i valori a cui si rifà l’educazione svedese e come possiamo metterli in pratica anche noi. «Non è sempre facile gestire i bambini, chinarsi alla loro altezza, comunicare, comprendere e ascoltare, ma i genitori svedesi hanno un “vantaggio”: sono cresciuti cosi, senza urla, sculacciate e con tanto rispetto da parte degli adulti». Abbiamo chiesto all’autrice le nove da sapere assolutamente sull’educazione nordica, per prenderne spunto, crescere figli felici, e portare serenità in famiglia.

 

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LE 9 COSE DA SAPERE

 

1)Empatia, ascolto, comprensione.  In Svezia i genitori sono molto consapevoli del fatto che i bambini non sanno ancora gestire le loro emozioni. Troverete infatti spesso i genitori chini sulle ginocchia, ad altezza dei bambini, che comunicano con loro: aiutare i bambini a gestire le loro emozioni li aiuterà a riconoscerle e a gestirle poi da soli.  Mettersi nei panni dei piccoli, ascoltarli e comprenderli, accogliere le loro emozioni e cercare di capirle, aiuta e funziona! È compito nostro guidarli in questo; non sanno ancora come comportarsi di fronte a rabbia, frustrazione, paura e tristezza, sfociando spesso in pianto, che ancora troppo spesso è etichettato come “capriccio”, parola che in svedese non esiste.  Quei comportamenti non sono altro che il risultato di un cervello non ancora del tutto maturo a livello cognitivo, ovvero il bambino non è ancora in grado di capire come comportarsi e gestire le sue emozioni. 

 

2)Meno apprensione. Difficilmente in Svezia vedrete un genitore correre dietro al bambino urlando di mettersi la giacca o di non arrampicarsi su un albero. I bambini ricevono molta libertà e anche fiducia. Fiducia che i genitori ripongono nei bambini, che a loro volta riusciranno a credere nelle loro potenzialità, aumentando la loro autostima, ma anche a riconoscere i propri limiti. Cercare di lasciare i bambini più liberi di fare e sperimentare. Solo così si permette loro di imparare a fare da soli, a risolvere un problema, a cadere e rialzarsi. Cercare di evitare frasi come “attento”, sostituendole con “provaci, io sono qui, guarda bene dove metti la mano”. I genitori qui cercano di intervenire il meno possibile e di lasciare i bambini liberi di provare e sì, anche sbagliare. Non si sostituiscono a loro quando non è necessario. 

 

3)Autonomia. L’autonomia qui, in Svezia, è promossa in tutto e per tutto: un Paese a misura di bambino che permette loro di fare moltissimo da soli, con tutto alla loro altezza e adulti di riferimento che spronano a fare da soli. Anche negli asili si vede subito: l’abbigliamento, date le temperature, è tutt’altro che leggero e semplice da mettere, anche per un adulto, eppure fin da piccoli vengono spronati a fare da soli e provare. In ogni asilo e scuola svedese si trovano delle asciugatrici, in cui i vestiti da esterno bagnati da pioggia, neve o ghiaccio, vengono riposti, in modo da essere asciutti per l’uscita successiva. Anche in questo caso viene chiesta autonomia: i bambini ripongono da soli i loro vestiti e imparano a prendersi la responsabilità dell’ordine. Vengono coinvolti moltissimo dagli adulti, sia parlando e spiegando quello che fanno, in modo che anche loro capiscano, sia nel pratico: non è inusuale vedere piccoli all’asilo usare coltelli e tagliarsi la frutta da soli. Cercare di guidare i bambini verso una sempre maggiore autonomia: coinvolgiamoli in quello che facciamo, parliamogli, spieghiamogli ogni nostra piccola azione e il perché. Includiamoli e loro si sentiranno parte del nostro mondo. Rendere quanto più possibile la casa a misura di bambino e le cose raggiungibili e facili da fare per loro: un appendiabiti alla loro altezza, la learnig tower per farli cucinare con noi, uno specchio dove guardarsi, vestiti che possano prendere in autonomia; insomma, tutto ciò che può spronare l’indipendenza. 

 

 

 

 

 

4)Sì al gioco al freddo. E se vi dicessi che il mio bambino dorme all’aperto al nido? Sì, tutto l’anno. Sì, anche con -15 gradi. Ben coperti e sotto a una tettoia, sempre sotto sorveglianza, il pisolino qui in Svezia, nella maggior parte degli asili, si fa all’aperto. E non solo: i bambini passano fuori la maggior parte del tempo, tutto l’anno con pioggia, sole, neve e ghiaccio. Viene richiesta una lunghissima lista di vestiti da esterno e i bambini sono liberi di passare il tempo in natura e sporcarsi. Non è il freddo che fa ammalare. Ciò che fa ammalare sono i virus, che girano di più all’interno. Quello a cui bisogna fare attenzione sono gli sbalzi di temperatura, che indeboliscono il sistema immunitario, e una volta venuti a  contatto con un virus, ci si ammala più facilmente, ma il contatto con il virus deve esserci. I bambini in Svezia li vedrete sempre fuori, che ci siano -15 gradi  e neve, 2 gradi e pioggia o 15 e sole. L’educazione outdoor è importantissima: rinforza il sistema immunitario, aumenta l’autostima, stimola creatività, immaginazione e fantasia e aiuta il bambino a testare limiti e capacità. 

 

5)Bambini liberi di sporcarsi. “Non sporcarti”, non è una frase che sentirete, qui. Come già detto, l’abbigliamento è importante e i genitori ne sono ben consapevoli: non solo negli asili, ma anche nel quotidiano. Vedrete bambini girare per le città con “vestiti da montagna” come li chiamavo io appena arrivata, ovvero con le loro tutone impermeabili. Sì, perché i genitori sono coscienti del fatto che se portano fuori un bambino, con tutta probabilità vorrà correre, sporcarsi, rotolarsi e magari giocare con l’acqua. E i genitori lo trovano giusto e corretto, non impediscono mai loro di farlo, anzi! Oltre a essere cresciuti così loro stessi, sono ben consapevoli dell’importanza dei vantaggi che ne conseguono. Saltare nelle pozzanghere, per esempio, ha diversi benefici: migliora forza ed equilibrio, sviluppa i sensi, favorisce l’immaginazione, la coordinazione, permette di familiarizzare con la natura. Ai bambini piace sporcarsi ed è un loro diritto: basta avere l’abbigliamento giusto! Sporcandosi i bambini si divertono, e tramite il divertimento e il gioco apprendono. In ogni gioco c’e del rischio, componente fondamentale per permettergli di testare i propri limiti e conoscere le loro potenzialità.

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6) Regole sì, ma chiare e condivise: I bambini in Svezia, come tutti, ricevono delle regole, assolutamente! È importante, per i genitori nordici, dare poche regole, ma chiare e soprattutto stare fermi sulle proprie decisioni. I genitori spiegano le regole in modo semplice, assicurandosi che i bambini, piano piano le interiorizzino e le facciano proprie. Migliorare il dialogo con i bambini permette loro di capire le nostre decisioni e di accettare le regole più facilmente. Se condivise, i bambini avranno meno diffciltà ad accettarle e comprenderle. Funziona sempre e subito? Il bambino si calmerà subito in caso di crisi? No, non sempre, ma a lungo andare porta i suoi frutti. Una regola interiorizzata porterà il piccolo, nel tempo, a comportarsi ”bene” perché ha capito, non perché ha timore di noi, di una nostra reazione o castigo. Spiegare sempre perché non si può fare quella cosa o perché non è il momento, per esempio, acquistare un gioco o un pacchetto di figurine. Restare calmi e fermi è il consiglio più importante. 

 

7) Rispettare i tempi dei bambini. In Svezia si cerca di evitare quanto più possibile situazioni ed eventi che possano mettere in difficoltà i bambini. Un esempio? Una cena fuori troppo tardi. Questo significa che una volta diventati genitori si smette di uscire? Assolutamente no, significa solo che con la nascita di un bambino sono ben consapevoli che i ritmi cambieranno, che i bambini avranno delle necessità, con orari e tempi ben definiti. I  bambini, per esempio, hanno necessita di dormire tante ore, sia a livello fisico sia per il loro sviluppo e benessere. Portare un bambino a cena fuori troppo tardi potrebbe voler dire creare una situazione stancante per tutti, sia per noi che per il bambino. Per noi, perché ci ritroveremo a gestire pianti e urla, e per il bambino che dovrà combattere contro stanchezza o noia, e non sapendo gestire ancora le sue emozioni, sfocerà probabilmente in pianto e frustrazione. In Svezia si tende a fare tutto, ma rispettando molto i tempi del bambino. Si esce a cena molto presto. Si cerca di fare tutto, ma rispettando i loro tempi e bisogni, evitando situazione che possano diventare troppo frustranti e stancanti per tutti. 

 

8)Rinunciare a urla e scappellotti. La Svezia è stato il primo paese, nel lontano 1979, a vietare per legge le punizioni corporali; e sì, anche la sculacciata. Questo significa che da generazioni gli svedesi crescono senza violenza; e senza urla, perché anche gli atteggiamenti offensivi contro i bambini sono tutelati dalla legge. Incutere paura non educa. E quando alziamo la voce e inveiamo contro i bambini o alziamo le mani, loro hanno paura. Le conseguenze? Probabilmente smetteranno di fare quello che gli abbiamo chiesto, ma per paura, di noi. Non capiscono e interiorizzano perché quello che chiediamo loro di smettere di fare è sbagliato, sanno solo che se lo fanno, molto potrebbero ricevere un’altra sculacciata. E gli studi parlano chiaro: nessuno è riuscito a trovare neanche una componente educativa negli schiaffi, dimostrando invece i danni della violenza fisica come modello educativo. Bambini più irrequieti, depressi e ansiosi; si sentono sminuiti e hanno una autostima più bassa. Queste sono solo alcune delle possibili conseguenze, che purtroppo ci si porterà dietro tutta la vita. 

 

 

 

9)Dare l’esempio. Se vogliamo indietro rispetto, dobbiamo dare rispetto. Chiedere ad un bambino di non urlare, di non alzare le mani su di noi o sui compagni, non può essere richiesto solo a voce. Dare il nostro esempio è fondamentale. In Svezia c’è un altissimo rispetto per il prossimo che si nota facilmente anche per le strade o nei luoghi poubblici: sempre molto puliti, parchi non vandalizzati, si parla a voce bassa per non disturbare. Il nostro comportamento è fondamentale per dare l’esempio da chi sta imparando da noi. 

 

Articolo di Benedetta Sangirardi

 

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