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Eline, la mamma finlandese ha ragione: la scuola italiana non funziona. Sto con lei, e con mio figlio

13/01/2023

Vi dico la mia sul caso della mamma finlandese di quattro figli che si era trasferita a Siracusa, ma dopo due mesi ha lasciato la città «perché la scuola non è all’altezza». 


C’è stato bisogno di una mamma finlandese per far capire che il sistema scolastico italiano non funziona, quantomeno per aprire il dibattito, spento da un po’. Va cambiato, aggiornato, ridiscusso, rifatto. È più o meno lo stesso da 50 anni, a parte piccoli accorgimenti. 

 

 

 

Eline Mattsson, pittrice finlandese di 42 anni, si era innamorata della Sicilia (come darle torto) e dalla perfettina Finlandia, sempre ai primi posti della classifica del paesi dove si vive meglio, lo scorso agosto si è trasferita a Siracusa con la famiglia, i ragazzi di 3, 6, 14 e 15 anni e il marito di 46, che lavora in un’azienda informatica in smart working. Ma la bellezza non è sufficiente, il mare, il sole, l’arte e la cultura, il cibo e la meraviglia intorno. Bastano due mesi perché Eline rifaccia i bagagli per trasferirsi ancora, questa volta in Spagna. Il motivo lo scrive in una lunga lettera pubblicata dal sito Siracusa news. Riguarda la scuola italiana, non all’altezza, statica, con poche iniziative e in cui tutti i giorni sono uguali. «Mamma, urlano e picchiano sul tavolo», le avrebbe detto il figlio più piccolo, mentre il 14enne si lamenta di conoscere l’inglese «meglio dell’insegnante di inglese».

 

La donna ha lasciato la Sicilia lo scorso ottobre, meno di due mesi dopo l’inizio della scuola. Elin Mattsson scrive della giornata scolastica che «si trascorre sulla stessa sedia dalla mattina fino a quando non si ritorna a casa». Ha chiesto agli insegnanti se fossero previste delle pause. «Solo piccole pause nella stessa classe, è stata la risposta che ho ricevuto. La Finlandia si rende conto dei benefici di bambini che si muovono, giocano, urlano e corrono liberamente all’aperto per liberarsi delle energie in eccesso e prendere aria fresca, così da ottenere migliori risultati a scuola. Come farebbero altrimenti a concentrarsi?». Un’accusa anche alla «pedagogia degli insegnanti: i metodi che ho sperimentato non erano niente del genere (urlare a squarciagola probabilmente non funziona così bene, vero?) ma posso capire il livello di energia dei bambini quando non hanno tempo per liberarsene fisicamente (come nelle pause)». E infine alcune domande per il consiglio scolastico: «Perché non tutti i bambini dovrebbero avere le migliori premesse per l’apprendimento? Perché non vi rendete conto dei benefici dell’aria fresca? Gioca e impara!». 

E ancora: «L’insegnamento all’asilo dovrebbe venire dal gioco. Gioco libero! I bambini dovrebbero essere bambini il più a lungo possibile, se lo fai, otterrai buoni risultati a scuola. Negli asili finlandesi i bambini escono fuori ogni mattina tra le 9 e le 11, possono giocare liberamente. Hanno macchinine, oggetti per arrampicarsi, scatole con la sabbia. In Finlandia i bambini da 7 a 12 anni vanno a scuola da soli, usano la bicicletta o vanno a piedi, se abitano a più di 5 chilometri dalla scuola possono andare con il taxi o il bus della scuola. Pranzano a scuola, poi tornano a casa da soli quando la giornata scolastica è finita» continua Elin. Che aggiunge: «Perché non tutti i bambini dovrebbero avere le migliori premesse per l’apprendimento? Perché non vi rendete conto dei benefici dell’aria fresca? Ciao Siracusa». La famiglia finlandese assicura che tornerà in Sicilia per le vacanze. «Visiteremo la Sicilia come normali turisti. La Sicilia è un posto fantastico, con persone simpatiche, buon cibo, sole, quando non si approfondiscono e frequentano le scuole».

 

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La questione è grossa, e non doveva venircela a dire la pittrice Elin. Mi pare inutile riprendere tutti gli studi scientifici che dicono che i bambini hanno bisogno non solo di stare all’aria aperta, alzarsi spesso, distrarsi tra un lavoro e un altro, ma anche di quanto i metodi didattici della scuola italiana siano vecchi. E lo sono ancora più dopo la pandemia, quando gli studenti, piccoli e grandi, hanno dovuto fare i conti con la didattica a distanza, pc, tablet e compagnia. E allora, perché una volta tornati a scuola, dalla primaria in poi, non si è pensato di alternare libri e quaderni a metodi digitali, certamente più vicini alle loro corde. Qualcuno si lamenterà che passano già troppe ore a videogiocare o su Youtube, dimenticando che i nostri figli sono nativi digitali, ed è necessario un aggiornamento del sistema non solo sul tablet, ma anche nella scuola e nell’uso degli strumenti digitali. Come fanno a usarli al meglio, come noi genitori ci auspichiamo, se nessuno glielo insegna? E insegna che quelli strumenti sono hanno anche un valore educativo? I bambini della primaria, i ragazzini della secondaria, i ragazzi delle scuole superiore, si annoiano. Si annoiano a scuola, e non perché sono tutti pigri, nullafacenti, svogliati, distratti. Ma perché serve il nuovo, il diverso, l’alternanza dentro fuori, i laboratori, le attività pratiche, non stare seduti 5-6-8 ore sulla sedia con brevi intervalli. 

 

«La scuola italiana ha docenti e dirigenti di assoluto valore e che con stipendi modesti svolgono un eccellente lavoro. Non generalizziamo giudizi estemporanei. Lavoriamo insieme per migliorare sempre più il nostro sistema scolastico, a iniziare dalla valorizzazione del ruolo dei docenti». In difesa della scuola è arrivata presto la voce del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha preso posizione in modo netto commentando la lettera aperta scritta da una famiglia finlandese sulla scuola italiana, lettera come detto di forte critica.

 

 

 

Il sindaco di Siracusa Francesco Italia ha gridato al miracolo (e ha ragione): «I docenti italiani fanno miracoli con uno stipendio che non esito a definire vergognoso», sottolineando «il sistema italiano non può essere paragonato a quello finlandese», ammettendo che «quello del paese scandinavo è di gran lunga migliore di quello del nostro paese, per offerta e gestione, ma soprattutto per le sovvenzioni da parte del governo che ne garantiscono servizi diversi. È chiaro che la Finlandia ha caratteristiche differenti e il loro sistema scolastico è tarato sulle loro peculiarità, non è detto che siano tutte replicabili in Italia».

 

E qui il sindaco apre un altro tema, non meno urgente, che è quello degli stipendi degli insegnanti, che, lo ricordo, hanno la grandissima responsabilità di formare bambini e ragazzi, educarli, istruirli, parlare, spiegare, raccontare, farli diventare, fare iniezioni quotidiane di fiducia e autostima, insomma, hanno un ruolo talmente fondamentale nella vita dei nostri figli che chissà perché lo sto scrivendo. Ma la loro paga è misera. 

 

Lo stipendio iniziale di un insegnante è uno dei fattori che può attrarre chi, finiti gli studi, si appresta a scegliere una carriera. Ma in Italia, soprattutto se decidi di vivere nelle città del nord, vivere con uno stipendio da maestra o da prof, è impossibile. In Europa i salari annui lordi stabiliti dai contratti nazionali variano dai circa 5 mila euro dell’Albania agli oltre 94 mila euro della Svizzera (scuola secondaria di II grado). Il divario è impressionante, e resta esponenziale anche visto in termini di reddito reale, ovvero la quantità di beni e servizi che possono essere acquistati con un determinato reddito. Secondo i dati, i paesi con un maggiore stipendio iniziale sono appunto Svizzera (dai 70 mila euro per chi insegna alla scuola dell’infanzia ai 94 mila per chi insegna alle superiori), Liechtenstein (da 75 ai 93 mila euro), Lussemburgo, Germania, Danimarca e Norvegia. Altri paesi che “pagano bene” i giovani insegnanti, con stipendi annuali tra i 30 e i 40 mila euro, sono Paesi Bassi, Belgio, Irlanda, Spagna, Austria, Svezia, Finlandia.

 

I paesi che pagano meno, al di sotto dei 10 mila euro annui, sono i paesi dell’Europa dell’est, mentre in Italia gli stipendi iniziali vanno dai 24,3 mila euro per le scuole dell’infanzia e primaria ai 26,1 mila euro per le scuole secondarie. Lo stipendio di un insegnante di scuola dell’infanzia e primaria varia a seconda degli anni di servizio: all’inizio della carriera si aggira sui 18.000 euro lordi all’anno per arrivare a circa 27.000 euro lordi dopo i 35 anni di servizio. Pensate, poi, che i docenti che insegnano nella fascia pre-primaria, la più faticosa a livello fisico e emotivo, visto che in Italia corrisponde al livello di insegnamento ai bambini dai 3 ai 6 anni guadagnano meno mentre gli insegnanti della secondaria superiore di solito guadagnano di più.

 

E l’anzianità di servizio? Non cambia molto la situazione. Nel nostro paese gli insegnanti hanno bisogno di una significativa anzianità di servizio per raggiungere aumenti di stipendio piuttosto modesti. Lo stipendio iniziale può aumentare di circa il 50% solo dopo 35 anni di servizio. Trentacinque anni di servizio. 

 

Io sto con Eline e con la sua famiglia, sto con mio figlio che fa la quinta primaria e torna a casa da due anni dicendomi: mamma, a scuola mi annoio terribilmente, facciamo sempre le stesse cose, la maestra spiega e basta, stiamo sempre seduti, facciamo verifiche, non c’è nulla di stimolante. Sto con gli insegnanti sottopagati e che danno il massimo nonostante non funzioni quasi nulla, meno con chi ha scelto questo mestiere perché non ha trovato di meglio e allora manca di entusiasmo. Qualcuno si occupi della scuola italiana, che secondo ormai vecchi dati Ocse è una delle migliori di Europa in quanto a formazione degli alunni. Ma dopo la Pandemia forse è il momento di mettere un punto e ripartire.

 

Articolo di Benedetta Sangirardi

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