La vita è un ciclo, fatto di continui cambiamenti. Le recenti #elezionipolitiche ne sono un esempio. Melissa Ceccon torna con il suo blog Mamma Che Ansia con un suo commento, non su chi ha vinto o perso, ma su quello che ne è emerso poi. Voi cosa ne pensate?
Sul podio delle elezioni politiche 2022 c’è Giorgia Meloni e il suo partito, Fratelli d’Italia. Ma l’unica cosa che, a seggi chiusi, ho visto vincere è l’odio. L’odio a prescindere.
No, non parlerò di politica perché ci sono sedi più opportune sicuramente rispetto a Mumadvisor per farlo, ma parlerò di come – secondo me – anche la politica può essere un mezzo educativo che può insegnare (o non insegnare) qualcosa ai nostri figli.
Dopo l’annuncio degli esiti delle elezioni, il mio Instagram ha cominciato a riempirsi di post con commenti politici che mi hanno fatto venire la pelle d’oca. Non tanto perché sostenessero un partito piuttosto che un altro, ma per il modo in cui il favore o non favore veniva espresso.
Angosciante. Perché in quei post io ci leggevo solo una cosa, odio. Odio a prescindere. Odio nei confronti dell’altrui pensiero solo ed esclusivamente perché diverso dal nostro.
Le elezioni – a parer mio – sono fatte proprio per questo: per darci la possibilità di esprimere il nostro pensiero, che può essere condiviso dalla maggioranza oppure appartenere alla minoranza. E dovremmo imparare ad accettare le cose così come sono o, in alternativa, porci delle domande costruttive. Non RE-agire con odio e disprezzo. Ma AGIRE, con l’obiettivo di cambiare e migliorare le cose se pensiamo che non sono andate come volevamo.
E questo lo dico soprattutto come mamma, proprio perché qui su Mumadvisor, noi parliamo alle mamme e con le mamme: non si fa altro che gridare alle lotta al bullismo, ciarlare sull’importanza della parità di genere, gridare al mondo che i nostri figli sono il futuro del nostro Pianeta ….
… a parole. E poi a fatti? A fatti ci smentiamo su tutto, noi adulti. Arrivano le elezioni, volevamo vincesse il colore rosa e invece ha vinto il blu, e allora è legittimato insultare, criticare aspramente, denigrare. E lo si fa a tavola, all’ora di cena; al telefono con il collega o l’amico, fuori dalla scuola con altri genitori; attraverso il computer con post, stories o commenti.
Tutte parole, frasi, affermazioni che i nostri figli assorbono. Magari non comprendono del tutto ma assorbono. E se io fossi uno di questi bambini mi chiederei: “ma quindi se mia mamma e mio papà insultano chi non la pensa come loro, anche io posso farlo!?!”.
Perché onestamente mi risulta poco chiara una cosa: ho visto comparire in alcune stories di Instagram l’immagine della Meloni, postata da un genitore (donna), corredata da faccine con il vomito e insulti vari, tipo “che schifo”, “era meglio una donna, non lei”, “mi vergogno di essere donna”. E sono rimasta perplessa.
Se l’immagine non fosse stata quella della Meloni, ma di una compagna di classe o una professoressa, e a postare con le stesse modalità e insulti fosse stato un 14enne e non un genitore … In quale caso si tratterebbe di bullismo o cyber bullismo? Entrambi, solo uno, nessuno?
Un pensiero forse estremo che però – oramai mi conoscete – è un pensiero che ho buttato giù di getto, proprio come quando, qualche mese fa, tutte noi ci siamo alzate e al telegiornale anziché sentir parlare di politica sentivamo parlare di guerra …. e le parole son venute fuori così, dal cuore.
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Anche questa volta le miei mani hanno iniziato a digitare un tasto dietro l’altro davanti alla pagina bianca del computer, con il pensiero sempre rivolto ai miei figli: che mondo gli lascerò? E’ davvero un partito piuttosto che un altro a fare la differenza nelle loro vite? O la vera educazione civile e politica la imparano prima di tutto in famiglia?
Perché non cogliere l’occasione, anziché farsi pervadere da questa rabbia, di trasmettere ai più giovani, ai più piccoli, che a volte sì, succede che una nostra idea, un nostro pensiero, un nostro stile di vita possa non essere capito, accettato, compreso. Non per questo dobbiamo scendere sul piede di guerra. Forse è sufficiente fermarsi, riflettere e cambiare le modalità con cui abbiamo espresso il nostro pensiero. O semplicemente accettare che questo non piaccia.
Insegniamo loro che l’odio non è mai una risposta. Nella vita, nello sport, nella politica ….
Insegniamo loro che si può fare la rivoluzione, DEVONO fare la rivoluzione se credono fermamente in qualcosa, ma che quello che li distinguerà davvero come futuri uomini e donne, sarà il modo in cui sceglieranno di fare la rivoluzione.
Insegniamo loro che la rabbia, l’arroganza, la prepotenza in qualsiasi forma, colore, situazione è la via più facile da percorrere. Ma che ci sono anche altre strade, più faticose forse, meno battute, ma migliori da fare.
Insegniamo queste cose non solo con parole dette che poi si porta via il vento, non solo attraverso le giornate mondiali dedicate, non solo attraverso frasi fatte … ma attraverso il nostro esempio quotidiano.
Se siete felici dei risultati di queste elezioni, esultate e festeggiate, senza per forza denigrare o schernire chi invece ha perso.
Se non siete felici dei risultati di queste elezioni, manifestate il vostro dissenso senza rabbia o critica, cercando di comprendere come mai la maggioranza di pensiero è differente dal vostro.
Questo – sempre a parer mio – è quello che i nostri figli dovrebbero assorbire in questo particolare momento storico e di cambiamento nel nostro Paese.
Responsabile editoriale – Mumadvisor