Una domanda che sicuramente vostro figlio o vostra figlia vi hanno rivolto almeno una volta. Perché tanta curiosità nel loro passato? Va assecondata, se sì, come? Abbiamo deciso di approfondire questo interessante tema con la nostra pedagogista Maruska d’Agostino!
Tante sono le volte in cui noi mamme abbiamo sentito queste domande e abbiamo dovuto rispondere facendo appello in qualche modo ai nostri ricordi e alla nostra memoria storica, rispolverando aneddoti buffi e significativi della vita dei nostri piccoli.
Ognuno di noi ha una storia ed essa inizia ancor prima del nostro venire al mondo, una storia che inizia nella pancia della mamma. E’ da qui, da questo inizio di qualcuno e non di qualcosa, come diceva Sant’Agostino, che inizia il nostro racconto. La madre è la prima a raccontare e parlare del proprio figlio e anche negli anni successivi l’immagine che il bambino ha di se stesso e il modo in cui si racconta al mondo passa attraverso gli occhi della mamma che lo ha accudito.
La voglia di conoscere, comprendere e scoprire è alla base della vita dei bambini che interrogano il mondo costantemente e incessantemente. È proprio con e grazie a questa modalità che i bambini imparano a diventare parte attiva della loro vita, imparando a relazionarsi con le persone, con l’ambiente, ma prima di tutto con se stessi, cominciando a percepirsi come individui distinti nel mondo che li circonda.
Porsi domande su cosa accade dentro e fuori di sé è per i bambini un’esigenza indispensabile, quasi un bisogno fondamentale al pari del nutrirsi e respirare: porsi domande e cercare risposte rispondono ad un bisogno del loro essere individui e del loro cuore.
Nello specifico, ponendosi domande, i bambini sono portati a sviluppare un’importante competenza, quella del far ricerca: i bambini assumono un atteggiamento investigativo nei confronti del mondo, si dispongono alla sua osservazione e si impegnano nella sua esplorazione.
A tal proposito, la narrazione della storia personale dei bambini assume una valenza fondamentale. Noi genitori, in questo contesto, siamo tenuti a dare spazio a questi racconti, facendoci noi testimoni della loro storia. Permettere ai nostri bimbi di ripercorrere alcune tappe della loro vita, infatti, insegna loro a mettere in ordine il prima con il dopo e a capire che il passato non è un’enorme bolla di avvenimenti indistinti, lontani e tutti uguali. L’analisi del tempo trascorso, dei cambiamenti che si sono succeduti e dei momenti importanti che hanno segnato e condizionato il presente, fornisce la possibilità di comprendere non solo che il tempo è misurabile, ma anche e soprattutto che il passato è ricostruibile (e di conseguenza il futuro modificabile).
Sentendo raccontare di sé, il bambino costruisce la sua immagine e attraverso questa costruzione scopre chi è stato, chi è e soprattutto chi vuole essere e diventare.
La storia personale dei bambini è di conseguenza importantissima e quando la si racconta si crea un fortissimo legame tra il bambino e il suo stare al mondo. Questi racconti, operati per lo più dai genitori (ma anche da nonni, zii etc…) ripercorrono il quotidiano del bambino e i fatti del passato che lo interessano, proponendo e riproponendo eventi e sequenze di avvenimenti che può ricordare e nei quali può facilmente riconoscersi.
Come affermato precedentemente, il ruolo del genitore in questo contesto è fondamentale poiché egli funge da testimone della vita del bambino permettendogli di iniziare la costruzione della sua memoria storica. Oltre ad assumere le vesti di testimone, il genitore diventa custode di quella che sarà la storia di sé raccontata dal bambino stesso, dando ad essa un senso emotivo e cognitivo.
In questa dimensione è importantissimo, quasi necessario, che i bambini imparino a raccontare di sé; incentivarli alla narrazione di sé pone le basi per uno sviluppo integro e completo della personalità del bambino stesso.
Affinché il bambino si racconti è necessario che si creino le giuste condizioni all’interno del contesto familiare e, perché ciò avvenga, mamme e papà si devono mettere in condizioni di ascolto attivo, rispondendo al racconto in modo empatico, gestendo le proprie emozioni, mostrando vicinanza al proprio figlio.
Oltre a questo, cosa possiamo fare noi genitori per aiutare i nostri figli a ricordare il passato e stimolare una narrazione autobiografica?
Cari mamme e papà, diverse sono le modalità che potrete mettere in pratica per ricordare la storia passata dei vostri figli e per incentivarli a parlare di sé. Qui di seguito potrete trovare una serie di attività da proporre loro: saranno spunti di ricordi meravigliosi per voi e un’opportunità importante per i vostri bimbi.
Parlategli di quando era piccolo: il dialogo è sempre l’arma migliore e in questo contesto permette di ricostruire il proprio passato. Anche il bambino può attivare ricordi dei genitori e farsi da portavoce, nell’ottica di uno scambio reciproco.
Costruite insieme il suo albero genealogico: si può usare la stampa di un albero o realizzarne uno da s’è dove inserire le foto dei parenti più vicini al bambino e raccontare un ricordo che li lega a queste persone.
Costruire una scatola del tempo: costruire o consegnare una scatola al bambino dove egli può riporre alcuni oggetti importanti scelti accuratamente da lui, sia di quando era piccolo che attuali. La scatola può poi essere decorata e impreziosita, ma soprattutto custodita nel tempo e riscoperta negli anni successivi.
Realizzare il mandala della vita: al bambino viene presentato un mandala già fatto (su internet ce ne sono di diversi, stampabili), al centro il bambino disegna se stesso e poi sceglie un colore particolare per decorare ogni parte del mandala ricollegandolo ad un elemento della sua vita che vuole rappresentare. ( Es. Questa parte del mandala la coloro di rosa come il colore dei fiori che abbiamo sul balcone)
Sfogliate insieme gli album dei ricordi: sebbene la maggior parte delle nostre fotografie siano oramai sui nostri smartphone, cogliete l’occasione di questa attività da fare con i vostri bambini per stampare alcune fotografie significative del loro percorso di vita. Condividetele, rivivete insieme questi momenti magici, raccontando ogni immagine con dovizia di particolari.
Come da qualsiasi narrazione, sia essa un libro, un racconto, nuovo o antico, dalla narrazione di sé si impara. Ogni qualvolta raccontiamo qualcosa di noi, lo doniamo all’altro e esso ne riceverà un insegnamento, e noi, dal canto nostro, avremmo imparato qualcosa di nuovo.
L’identità dei nostri figli è in continua trasformazione e la narrazione è sì una riflessione sulla storia passata ma essa deve soprattutto costituire uno strumento per la costruzione del loro futuro, con tutte le meravigliose sfaccettature che esso potrà avere.
Maruska D’Agostino
pedagogista // 328.7947850 // maruska.dagostino@gmail.com