A volte ci chiediamo quando ai nostri figli si scaricheranno le batterie di quell’energia infinita che hanno. Eppure, quando vengono messi ko dalla febbre, ci sentiamo impotenti e il nostro cuore piange a vederli stare così male, accoccolati nel letto o sul divano. Ma come si gestisce la febbre?
Occhietti lucidi, guance arrossate, brividi, fronte che scotta: sono tutti segnali che ci fanno sospettare che il nostro bambino abbia la febbre. E se il termometro conferma il nostro sospetto ecco che siamo subito preoccupate.
La febbre però di per sé non è una malattia, anzi è un’arma preziosa che il sistema immunitario mette in campo contro l’infezione che l’ha provocata. Per questo motivo non bisogna a tutti i costi abbassarla ma prima di tutto bisogna comprenderne l’origine e tenere in osservazione il proprio bambino intervenendo con i farmaci antipiretici solo quando è davvero opportuno e soprattutto usandoli al meglio.
Nei bambini molto piccoli gli episodi febbrili sono piuttosto frequenti durante la stagione più fredda (dai 3 ai 6 episodi o anche di più in alcuni casi) in quanto il loro sistema immunitario deve ancora giungere a piena maturazione.
Lo sa bene Chiara Ferragni, la mamma influencer più famosa d’Italia, la cui Vittoria è stata recentemente ricoverata in ospedale, e come lei molti genitori che purtroppo stanno facendo i conti con le bronchioliti da virus sinciziale che hanno colpito i loro bambini.
La preoccupazione di fronte alla febbre è normale perché è quasi sempre la spia che è presente un’infezione (di solito virale).
Ma vediamo come affrontarla al meglio!
Quando l’organismo è aggredito da un germe, virus o batterio che sia, si difende attivando il sistema immunitario il quale mette a disposizione molte armi efficaci che collaborano tra loro al fine di combattere l’infezione.
Una di queste armi è proprio al febbre, intesa come aumento della temperatura corporea al di sopra dei limiti di normalità. Si può quindi iniziare a parlare di febbre quando il termometro supera i 37,5°C per via ascellare o i 38,0°C per via rettale.
Sostanzialmente il nostro termostato, localizzato in un’area del cervello chiamata ipotalamo, si setta a una temperatura più alta di quella fisiologica perché a questi valori si verificano due cose importanti: il sistema immunitario lavora meglio e inoltre viene rallentata la replicazione dei germi, i quali soffrono se la temperatura non si aggira intorno ai 36,0°C – 37,0°C per loro molto confortevole.
Parliamo quindi di un fenomeno normale presente in tuti i mammiferi da milioni di anni, da molto tempo prima che l’uomo cominciasse a produrre farmaci con lo scopo di sopprimerla.
La febbre non rappresenta un rischio se non a temperature superiori a 41,0°C o in caso di convulsioni.
Queste ultime rappresentano una delle paure più grandi quando il nostro bambino ha la febbre alta ma anche in questo caso è bene ricordare che non sono pericolose.
Avvengono generalmente in soggetti predisposti geneticamente durante le prime ore di febbre oppure quando cala bruscamente.
La cosa più importante da fare è tenere monitorato soprattutto se molto piccolo.
Quando un bambino di età inferiore a 2 anni ha la febbre, infatti, le sue condizioni possono essere instabili e il suo comportamento può cambiare in modo anche brusco. Un attimo prima magari è molto attivo anche se non sta bene ma nel giro di poche ore può apparire affaticato e non aver più voglia di mangiare o può modificare il suo ritmo sonno/veglia.
In particolare il neonato (fino a 1 mese di vita) con febbre deve essere sempre portato al pronto soccorso per essere visitato. Nel caso di un lattante fino a 3 mesi ci si deve preoccupare quando la temperatura arriva a 38,0°C mentre tra i 3-6 mesi il rischio si ha con valori uguali o superiori a 39,0°C. E’ bene quindi contattare immediatamente il pediatra o recarsi al pronto soccorso.
Per i lattanti con più di 6 mesi e nei bambini sotto i 2 anni il campanello d’allarme si ha se la febbre supera i 40,5°C e resiste all’antipiretico e se le condizioni del bambino destano preoccupazione.
Se il bambino viene gestito a casa, è fondamentale mantenerlo idratato offrendogli bevande anche poco zuccherate a piccoli sorsi, a maggior ragione se alla febbre si accompagnano vomito e diarrea.
Offriamogli poi piccoli pasti, facilmente digeribili, senza mai sforzarlo e lasciarlo riposare.
E’ bene non coprirlo troppo a meno che non abbia i brividi in quanto l’eccessiva stratificazione potrebbe rallentare la dispersione di calore.
Mentre per quanto riguarda i farmaci antipiretici vediamo quando e come è bene usarli.
L’uso dei farmaci antipiretici va considerato quando alla febbre si associa un quadro di malessere generale che impedisce le normali attività (bere, mangiare, dormire) e questo di solito si verifica sopra i 38,5°C misurati per via ascellare o i 39,0°C per via via rettale.
Vanno comunque utilizzati a temperature più basse se la malattia porta dolore e il bambino è sofferente, per esempio se accusa mal di testa, mal d’orecchio o non riesce a deglutire per il mal di gola.
I due farmaci antipiretici raccomandati in età pediatrica, in quanto sicuri ed efficaci, sono il paracetamolo e l’ibuprofene. Il paracetamolo è sempre il farmaco di prima scelta perché più tollerato a livello gastrico e può essere somministrato sin dalla nascita mentre l’ibuprofene può essere dato solo a partire dai 3 mesi di vita e sempre a stomaco pieno.
E’ preferibile che il farmaco sia somministrato per via orale (gocce, sciroppo o compresse orodispersibili nel bambino più grande) perché ne viene garantito un assorbimento costante. Le supposte sono da valutare in caso di difficoltà di assunzione per via orale o in caso di vomito (mai se c’è diarrea o mal di pancia) e non devono mai essere divise. La dose da dare deve essere calcolata in base al peso del bimbo (e non in base all’età) e viene ripetuta ogni 4-6 ore per la tachipirina e ogni 8 ore per l’ibuprofene sempre che la febbre sia risalita. Fate sempre riferimento allo schema posologico indicato dal pediatra o dal farmacista oppure riportato sul foglietto illustrativo e per le gocce e lo sciroppo controllate sempre il tempo di validità del prodotto dall’apertura (segnate sempre sulla confezione quando l’avete aperta!) perché superato questo periodo di tempo il prodotto perde di efficacia.
La linee guida della Società Italiana di Pediatria raccomandano di non usare mai i due farmaci insieme, salvo diversa indicazione del pediatra. Si possono eventualmente alternare se il malessere del bambino persiste o ricompare prima che si debba somministrare la seconda dose dello stesso.
Pinuccia Viganò
Farmacista | Mamma di Tommaso