Nove mesi di attesa sono tanti ed è normale che nelle 40 settimane, mentre guardiamo il nostro corpo cambiare, anche la nostra mente inizia a viaggiare immaginando come sarà il piccolino o la piccolina che arriverà, a chi somiglierà, come sarà caratterialmente … c’è la ricetta speciale per una “dolce attesa”?
Siamo certe che nella vostra preparazione aggiungereste qualcosa come 100g di serenità, 200g di salute, un pizzico di brio ma ahimè, a volte potrebbe scivolarvi la mano e aggiungere una buona dose di preoccupazioni e timori. Magari non apprezzerete ma tutto contribuisce a rendere la vostra ricetta unica.
Il bambino nasce, molto prima del parto, nei pensieri e nel cuore dei suoi genitori. Ora, tutte abbiamo letto decine di articoli e/o libri sullo sviluppo del bambino a partire dal concepimento, scaricato applicazioni che ci informano che, ad esempio, al quinto mese è grande come una arancia e studiato tutte le tappe evolutive da qui fino a quando finisce gli studi. Di fatto però, accanto ad un tempo biologico dell’attesa c’è un tempo psicologico, del quale più raramente si parla.
C’è uno posto nascosto nella nostra mente in cui conserviamo e celiamo, a volte gelosamente, fantasie ed aspettative. Un luogo in cui ciascun genitore comincia a fare spazio ad un nuovo scenario immaginato ricco di emozioni e sensazioni mai provate. Perché non se ne parla? Beh, forse perché la donna incinta viene generalmente dipinta come la protagonista di una fiaba in cui raggiante, sicura e sorridente come una stella di Broadway vive il periodo della “dolce attesa”. Si, ma dolce per chi?! Affinché una attesa sia dolce, essa dovrebbe comprendere una sicura aspettativa di felicità. Non stiamo ovviamente negando la gioia che può portare una gravidanza, ma piuttosto vogliamo mettere in luce come i 9 mesi possano portare con sé anche pensieri contrastanti e turbamenti emotivi. Verità scomode da condividere che, se rivelate, ci farebbero finire nella black-list delle “madri peggiori dell’anno”. Ed eccovi un’altra verità: in quella lista ci finiremmo tutte!
Le fantasie e le aspettative permettono di dare “forma” al proprio bambino e di “fare il punto” rispetto alla propria vita. Tutti questi pensieri che cominciano a farsi spazio nella mente di mamma e papà sono del tutto naturali. Essi fanno parte del processo di accoglimento del nascituro, della costruzione di una propria identità di genitore e rispecchiano tutto l’amore verso il piccolo ancora in grembo.
I genitori hanno bisogno di sognare ad occhi aperti il proprio bimbo per poter sviluppare le fantasie di accudimento, iniziare ad instaurare un dialogo con esso e costruire una prima conoscenza anche solo immaginata. Sarà maschio o femmina? Avrà gli occhi del papà? La gentilezza dei nonni? È importante che vi sia un ventaglio di aspettative e timori, un repertorio di ricordi ed esperienze personali per ritrovare dentro di sè emozioni da rispolverare e rivisitare.
Alcune mamme temono le proprie fantasie perché preoccupate di costruire immagini troppo dettagliate che possono essere smentite dalla realtà. Niente paura: anche la natura psichica fa il suo corso poiché le fantasie rispetto al proprio bambino tendono a ridimensionarsi in prossimità del parto in modo da adattare i sogni della madre alle caratteristiche verosimili del bambino.
Non ci siamo dimenticate di loro. A volte meno considerati delle mamme poichè si tende a pensare ai papà come alle figure che, dopo il parto, aiutano la compagna nella gestione familiare. Ebbene, non secondari in importanza, anche i papà “aspettano”. Seppur non fisiologicamente incinti, hanno bisogno di poter condividere i propri timori e le preoccupazioni riguardo la paternità. Cosa potrebbe preoccuparli?
Esistono una serie di pensieri che alimentano la mente del padre durante il momento della gravidanza, finanziarie, emotive, riguardanti la salute e il benessere della propria compagna e del proprio figlio e sulle proprie capacità genitoriali.
Le immagini, le fantasie sono più vivide nella mente della mamma che lo sente dentro di sé, mentre per il papà è più faticoso.
Per questo motivo la vicinanza e la condivisione della coppia è fondamentale, al fine di dare anche al papà l’opportunità di crearsi un’immagine sempre più reale del piccolo, imparando a conoscerlo toccando la pancia, sentendo i movimenti e partecipando al momento dell’ecografia.
Ma come fare per farli sentire ancora più partecipi? Lasciamogli comunicare la lieta notizia agli amici e parenti, condividiamo con loro la scelta della cameretta, dei completini, ecc..
La maternità cambia le priorità e vi permette di valorizzare nuovi talenti, passioni e capacità. Essa vi aiuta ad avere nuove consapevolezze, ampliando la vostra capacità di amare l’altro.
Una cottura lenta fatta di gioie e di dolori, che per 9 mesi vi accompagnano dalla preparazione, alla cottura fino ad assaporare quel momento tanto desiderato.
Auguriamo a tutte le neomamme e alle mamme bis o tris, di godersi il più possibile tutti i momenti che questa ricetta speciale regala.
Chiara Porati – Psicologa e psicoterapeuta in formazione, mi occupo di età evolutiva e genitorialità.
Elisa Braglia – Psicologa e psicoterapeuta in formazione, mi occupo di disturbi specifici dell’apprendimento e del Metodo Feuerstein.
Studio Pensare a colori nasce dal desiderio di aiutare le persone a trovare le strategie che gli permettano di rispondere alle situazioni che provocano loro sofferenza, fornendo gli strumenti per “pensare a colori”. Visitate il nostro sito e seguiteci anche su instagram @studiopensareacolori