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Covid-19 ed età evolutiva: a cosa prestare attenzione e come intervenire

17/12/2020

Oggi, i bambini, così come gli adulti, sono chiamati ad affrontare una situazione difficile: la seconda ondata della pandemia. Quali cicatrici ha lasciato il primo lockdown e che insegnamenti possiamo trarre da esso? Dai disturbi dell’attenzione fino allo spettro autistico, ecco l’impatto del covid su queste categorie.

L’opinione pubblica sembra essere distratta, ma chi si occupa di infanzia ha ben chiaro l’impatto del COVID-19 su bambini ed adolescenti. I bambini sono spaventati, sentono tanti discorsi e hanno dei momenti di paura rapportandosi al COVID-19. L’isolamento cautelare o la quarantena che molti bambini sono chiamati ad affrontare con gli adulti di riferimento può creare ansia, preoccupazione…si chiude un mondo e si apre un percorso fatto di incertezze in cui il tampone è sicuramente qualcosa di più invasivo rispetto a quanto accade per i grandi. Le reazioni più comuni sono tristezza, colpa, rabbia, paura, confusione e ansia dovuti anche al protrarsi della condizione di isolamento e allo sconvolgimento dei ritmi ordinari.

Alcuni suggerimenti utili

È importante aiutare i bambini a vivere questo momento difficile, accogliendo gli stati emotivi di qualsiasi polarità emotiva essi siano. È fondamentale rispondere sempre in modo semplice, rassicurante e sincero. Evitare di dire bugie, spiegare cos’è il coronavirus e come difendersi da esso perché solo in questo modo sarà più semplice per loro accettare e rispettare le regole. Bisogna dare loro sicurezza: i bambini possono continuare a fare le cose “da bambini” come giocare, parlare di cose divertenti oppure fare i compiti e imparare cose nuove. È bene ricordare loro che ci sono persone fidate, quali medici ed infermieri, impegnate a gestire la situazione.

Quali cicatrici ha lasciato la prima ondata? Quali insegnamenti trarre da essa?

Perché i bambini hanno pagato un prezzo alto durante il primo lockdown? Bambini e ragazzi hanno dovuto rinunciare al contatto con i coetanei, fonte di interazione, gioco, confronto, all’aria aperta, alla scuola, luogo non solo di apprendimento ma anche di socializzazione, agli affetti più cari quali nonni e zii, alle abitudini familiari fonti di sicurezza e stabilità. Hanno dovuto adattarsi a nuove regole e a nuovi mezzi di apprendimento, che per i più grandi si sono tradotti in valutazioni on line, ma anche per i più piccoli, in ore davanti al pc tra compiti e lezioni on line pressati da genitori che si sono trovati a fare da insegnanti e controllori.

Come si è manifestato il disagio?

In età prescolare i disturbi più frequenti registrati sono stati l’aumento dell’irritabilità, i disturbi del sonno (paura del buio, risvegli notturni, difficoltà di addormentamento), d’ansia (inquietudine, ansia da separazione) e del comportamento. Con riferimento a questi ultimi molto comune la presenza di stati di regressione: aumentata richiesta di abbracci e coccole ai genitori, rinnovato attaccamento alla madre o rifiuto di mangiare alcuni alimenti.

Nella fascia di età tra dai 6 ai 18 anni è prevalsa una sensazione di mancanza d’aria e una significativa alterazione del ritmo del sonno (con tendenza ad andare a letto molto più tardi e non riuscire a svegliarsi al mattino), oltre che un’aumentata instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore. Il livello di gravità dei comportamenti disfunzionali dei bambini e dei ragazzi è risultato statisticamente associato al grado di malessere dei loro genitori. Molti di questi stati si sono rivelati essere transitori e sono rientrati parallelamente con recupero della normalità, nella fattispecie recupero della relazione con i pari e con gli affetti, possibilità di vivere all’aria aperta, possibilità di riappropriarsi di spazi di apprendimento, creatività, dialogo e gioco. Altre situazioni si sono stabilizzate in veri e propri quadri di fatica in quanto tali meritevoli delle attenzioni di uno specialista.

Come utilizzare questa difficile esperienza?

Innanzitutto, è fondamentale che gli adulti colgano l’importanza della loro serenità e che riescano a ritrovare forze e punti di riferimento concreti e simbolici persi negli ultimi mesi a causa degli accadimenti fronteggiati. In secondo luogo, è estremamente importante l’atteggiamento verso i bambini…ascolto empatico, vicinanza, condivisione e sguardo attento non devono mai mancare all’appello. Vivere i propri figli nel qui ed ora, senza eccessive apprensioni ma pronti a cogliere cambiamenti ed elementi di sofferenza per comprenderne la genesi ed aiutarli ad affrontarli. Il primo lockdown ci ha dato tutta una serie di elementi per capire verso cosa orientare la nostra attenzione.

Chi paga maggiormente il peso di isolamento, lockdown e pandemia?

I bambini ed i ragazzi che hanno sofferto e che tutt’ora soffrono maggiormente sono quelli nelle cui famiglie ci sono situazioni problematiche ed i bambini o ragazzi con disabilità o problemi del neurosviluppo. Focalizzeremo la nostra attenzione su alcune tipologie di problematiche: Disturbi dello spettro autistico, Disturbi dell’Apprendimento e Disturbi dell’attenzione ed iperattività.

Problemi dello spettro autistico

Perché isolamento e quarantena impattano su bambini e ragazzi con problematiche dello spettro autistico? Fattori di rischio sono rigidità e difficoltà a tollerare i cambiamenti. Dover restare a casa potrebbe rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo delle abilità sociali, delle autonomie e della fiducia in sé. Da non sottovalutare il rischio che alcuni bambini con forme gravi non comprendano quello che sta accadendo attorno, non capiscano il perché della chiusura della scuola e del saltare delle loro routine e conseguentemente non sappiano adattarsi ai cambiamenti del loro ambiente.

Come si manifesta il loro disagio?

Si può facilmente osservare un aumento dei comportamenti restrittivi e ripetitivi, dell’irrequietezza motoria, dell’irritabilità e degli sbalzi di umore associati talvolta ad una alterazione dei ritmi sonno-veglia.

Cosa possono fare i genitori?

Filo conduttore di tutti gli interventi è garantire una riorganizzazione della quotidianità…per bambini, ragazzi autistici forte è il bisogno di prevedibilità, di organizzazione della giornata e di giuste stimolazioni. È, innanzitutto, fondamentale investire sulla comunicazione. Da un lato, i genitori devono avere cura di raccontare ciò che sta accadendo utilizzando un linguaggio concreto e ricorrendo, se necessario, alla comunicazione aumentativa. Dall’altro è bene tenere presente le difficoltà comunicative di questi bambini e ragazzi che potrebbero rendere faticoso esprimere in modo articolato quello che sentono rispetto ai cambiamenti inaspettati. La paura, la frustrazione e la preoccupazione possono essere espresse attraverso comportamenti…i genitori devo cogliere ed accoglierne il significato, verbalizzarlo ed aiutare i figli ad esternarlo con modalità maggiormente funzionali. Altro focus di attenzione la pianificazione delle giornate: non devono mai mancare giochi motori e sensoriali, coinvolgimento in semplici attività domestiche e casalinghe, scolastiche, attività volte ad allenare collaborazione, attenzione, coordinazione e momenti destrutturati di autonomia.

Disturbi dell’Apprendimento

Perché isolamento e quarantena impattano su bambini e ragazzi con Disturbi dell’Apprendimento? Alunni e genitori si sono trovati a misurarsi con uno stravolgimento delle metodologie didattiche, con un approccio più immediato e massivo verso gli ambienti digitali e le tecnologie. Nonostante i pro del supporto tecnologico, gli studenti con difficoltà dell’apprendimento si sono dovuti misurare con criticità nell’organizzazione quotidiana dello studio: difficoltà nella gestione dei tempi e delle pause, nel seguire una didattica personalizzata, nell’accedere a contenuti adatti alle loro caratteristiche di apprendimento, nell’essere raggiunti da feedback personalizzati che possano guidare il loro percorso di crescita e apprendimento. Sono inoltre venuti meno  gli importanti contributi di attività pratiche e pragmatiche di natura soprattutto manipolatoria e dell’imitazione di adulti e compagni che il contesto classe garantiva loro. La situazione è risultata complessa anche per le famiglie, soprattutto per i genitori di bambini della scuola primaria. I bambini hanno continuato a necessitare di esercizi mirati per migliorare o potenziare le loro abilità strumentali e per farlo la sola spiegazione a video dell’insegnante non poteva essere sufficiente ed i materiali forniti alle famiglie talvolta si sono rivelati essere inadeguati o non facilmente gestibili.

Come si manifesta il loro disagio? Si può osservare distraibilità e riduzione del tempo di attenzione, passi indietro negli ambiti di maggiore difficoltà, riduzione dell’autonomia e comportamenti regressivi che portano i genitori a sostituirsi ai figli, comportamenti non finalizzati, minore motivazione allo studio, maggiore richiesta di momenti di gioco e svago.

Cosa possono fare i genitori? È fondamentale che i genitori vestano i panni dei motivatori… affianchino i loro figli nel percorso di apprendimento sostenendo la motivazione, mettendo in luce i punti forza e proponendo autocorrezione e strumenti compensativi di fronte alle difficoltà. È bene che i genitori aiutino i figli a trovare un giusto equilibrio tra apprendimento, riposo e gioco: organizzazione di un piano delle attività settimanali, mantenimento delle routine legate all’orario della sveglia, dei pasti, delle attività, definizione in anticipo di tempi da dedicare a compiti e pause.

Disturbo dell’attenzione, dell’iperattività e del comportamento

Perché isolamento e quarantena impattano su bambini e ragazzi con Disturbi dell’attenzione, iperattività e del comportamento?

I bambini con alterazione di attenzione, attività e comportamento affrontano sfide continue in questo periodo tra di esse la perdita della routine quotidiana e la mancanza di interazione interpersonali e sociali e delle attività sportive.

Come si manifesta il loro disagio? Comune è un acuirsi della sintomatologia caratteristica (distraibilità, iperattività verbale e fisica, comportamenti oppositivi provocatori che scatenano frequenti ed accesi confronti con i genitori) e della necessità di stimolazione trovata soprattutto nei videogiochi, si osserva inoltre una maggiore intensità nel vissuto emotivo e nella sua esternazione con conseguenti oscillazioni, anche repentine, dell’umore.

 

Cosa possono fare i genitori? Differenti dovrebbero essere i focus di attenzione dei genitori. Innanzitutto, investire sulle regole: utile è creare insieme ai figli le regole di casa di questo momento, una loro tabella di marcia, un tabellone visibile con orari ed un minimo di programmazione settimanale con alcuni punti fermi come la sveglia, i pasti e l’ora di addormentamento.  Nel planning settimanale trovano spazio momenti di interazione con i pari anche con modalità online e le attività pertinenti con il contesto scolastico. Oltre ad una collocazione temporale, compiti ed attività scolastiche debbono trovare anche una collocazione fisica nell’abitazione: uno spazio ad hoc, più silenzioso possibile, senza tv di sottofondo e privo di elementi fonte di distrazione, che garantisca margine per il necessario movimento. La condivisione è importante ma a volte può diventare pesante per genitori e figli e creare attriti, per questo, terzo focus di attenzione per mamma e papà, dovrebbe essere la creazione di uno spazio fisico e mentale privato nel quale solo il bambino/ragazzo ha accesso. Questo spazio può consentire di coltivare la fantasia e la propria personalità, oltre a regalare un po’ di pace. È bene prestare attenzione che questo spazio non sia occupato solo ed esclusivamente dai videogiochi, dal momento che un loro protratto utilizzo può portare a crisi di rabbia nel momento del distacco e a disturbi del sonno. Grande attenzione va riservata alla comunicazione, anche se talvolta è difficile: è sempre preferibile il dialogo al rimprovero, la fermezza alle urla, l’ascolto al giudizio. La pazienza può scappare a tutti ma è bene tenere presente che i bambini con iperattività ed alterazioni del comportamento sono ipersensibili.

 

Stefania Valagussa

psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva // Qui per consultare la sua pagina

 

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