Quella dell’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) è un tema molto delicato, oggetto di numerosi dibattiti, argomentazioni, contestazioni. Abbiamo cercato di approfondire l’argomento con la nostra esperta, l’ostetrica Cetty Riggio, alla luce degli ultimi sviluppi legislativi in Italia e dall’ultimo decreto emesso in Ungheria, che obbliga le donne ad ascoltare il battito del feto prima di abortire
Prima del 1978 in Italia l’aborto volontario era considerato un vero e proprio reato penale. L’interruzione volontaria di gravidanza era considerata una pratica illegale insieme alla propaganda e all’informazione su metodi anticoncezionali. Si cominciava però a percepire sempre di più l’esigenza di trovare un compromesso tra il totale rifiuto delle pratiche abortive e la radicale liberalizzazione, per poter uscire dalla clandestinità e poter rendere donna e società alleati collaboranti nella risoluzione del problema.
La legge 194 del 22 Maggio 1978 ha iniziato a disciplinare le modalità di accesso alle donne all’ IVG, l’interruzione volontaria di gravidanza, nei primi 90 giorni di gestazione, cioè 12 settimane + 6 giorni, e all’aborto terapeutico dopo i primi 90 giorni, ma entro 23 settimane + 6 giorni.
La donna che desidera abortire entro i primi 90 giorni può farlo perché la legge dice che l’IVG “è permesso alla donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto un concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito” (art.4).
Esistono 2 tecniche per eseguire l’interruzione di gravidanza volontaria:
Secondo l’art. 6 della legge 194 la donna può sottoporsi ad aborto anche dopo i primi 90 giorni ma solo se:
L’attuale governo eletto ha in progetto di non apporre nessuna modifica alla legge 194, ma di attuare ciò che dice l’art. 5 della legge 194, e cioè “di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto”.
In Italia, i tassi di abortività sono tra i più bassi al mondo e il numero di interruzioni volontarie di gravidanza negli ultimi anni continua a scendere: questo dato sembra correlato alla maggiore campagna di sensibilizzazione contraccettiva svolta da tutti i professionisti e alla possibilità di reperire più facilmente (senza prescrizione medica) la contraccezione di emergenza.
Affinché sia possibile sottoporsi alle procedure per aborto volontario è necessario che il medico non sia un obiettore di coscienza, visto che è un suo diritto esimersi da questa pratica. La percentuale di medici obiettori di coscienza è un dato che desta ancora difficoltà nel garantire l’interruzione volontaria di gravidanza in tutti gli ospedali e nonostante sia in discesa resta comunque ancora superiore al 60%. Spesso le donne sono costrette a spostarsi per diversi km (anche fuori regione) prima di trovare una struttura in cui vengano accolte e il servizio effettuato. I numeri infatti variano da regione a regione: ai primi posti, con le percentuali più alte di ginecologi obiettori, troviamo: Provincia autonoma di Bolzano (84,5%), Abruzzo (83,8%), Molise (82,8%). La Regione con i minori tassi di obiezione è invece la Valle d’Aosta (all’aborto si oppone un ginecologo su quattro).
In Ungheria l’aborto è legale dal 1953 ed è consentito fino alla 12esima settimana nei seguenti casi: gravidanza in conseguenza di un reato o violenza sessuale, pericolo per la salute della donna, embrione con handicap fisico grave, situazione sociale insostenibile, e solo dopo una successione di visite e appuntamenti obbligatori con i medici e con i servizi sociali è possibile procedere. Con il nuovo decreto del 15 settembre le donne ungheresi saranno obbligate a sentire il battito del feto prima di porre fine alla gravidanza. Non è la prima volta che il presidente ungherese Viktor Orban promuove una legge che, se sulla carta vuole proteggere e promuovere il diritto alla vita, in realtà risulta essere una vera e propria limitazione al diritto di autodeterminazione delle donne.
LEGGI ANCHE: N 11 – Mamma Che Ansia: il parto!
Siamo tutte d’accordo sul fatto che la scelta di abortire per una donna non è mai semplice: spesso le motivazioni che la portano a orientarsi verso tale direzione sono importanti e determinanti. Alcuni Paesi stanno cercando di togliere la libertà di abortire con il conseguente aumento della clandestinità e mortalità materna; altri Paesi stanno cercando di “giocare” con i sentimenti delle donne obbligandole a sentire il battito del feto prima di abortire, sperando di suscitare l’istinto materno e ignorando quali possano essere le ragioni dietro alla richiesta di aborto.
Ci chiediamo se sia giusto obbligare una donna a portare avanti una gravidanza se non è quello che desidera, o se sia più utile proporre soluzioni socio-economiche, aiuti, sostegni e lasciando sempre alla donna la decisione finale.
Inoltre, crediamo profondamente che il lavoro di prevenzione ed educazione sessuale dei professionisti debba continuare e avere una valenza significativa anche a livello scolastico. Questo percorso educativo deve poi continuare tra le mura domestiche perché i genitori sono più propensi a parlare ai propri figli del ciclo mestruale ma faticano a spiegare loro come avviene un rapporto sessuale, come proteggersi da eventuali malattie sessualmente trasmissibili ed evitare una gravidanza non desiderata.
E voi Mums cosa ne pensate di questo argomento tanto delicato quanto importante? Fatecelo sapere!
.
.
Ostetrica Libera Professionista, Consulente Babywearing, Personal Trainer Ostetrico. Mi occupo delle donne dal menarca alla menopausa, con particolare attenzione alla gravidanza e al puerperio.