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Diritto all’aborto: c’è chi lo toglie e chi lo lascia. E in Italia, qual è la situazione?

11/10/2022

Quella dell’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) è un tema molto delicato, oggetto di numerosi dibattiti, argomentazioni, contestazioni. Abbiamo cercato di approfondire l’argomento con la nostra esperta, l’ostetrica Cetty Riggio, alla luce degli ultimi sviluppi legislativi in Italia e dall’ultimo decreto emesso in Ungheria, che obbliga le donne ad ascoltare il battito del feto prima di abortire

 

 

Prima del 1978 in Italia l’aborto volontario era considerato un vero e proprio reato penale. L’interruzione volontaria di gravidanza era considerata una pratica illegale insieme alla propaganda e all’informazione su metodi anticoncezionali. Si cominciava però a percepire sempre di più l’esigenza di trovare un compromesso tra il totale rifiuto delle pratiche abortive e la radicale liberalizzazione, per poter uscire dalla clandestinità e poter rendere donna e società alleati collaboranti nella risoluzione del problema.

Un’evoluzione storica: cosa è cambiato con la legge 194

La legge 194 del 22 Maggio 1978 ha iniziato a disciplinare le modalità di accesso alle donne all’ IVG, l’interruzione volontaria di gravidanza, nei primi 90 giorni di gestazione, cioè 12 settimane + 6 giorni, e all’aborto terapeutico dopo i primi 90 giorni, ma entro 23 settimane + 6 giorni.

La donna che desidera abortire entro i primi 90 giorni può farlo perché la legge dice che l’IVG “è permesso alla donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto un concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito” (art.4).

Esistono 2 tecniche per eseguire l’interruzione di gravidanza volontaria:

    • Metodo farmacologico, attraverso l’assunzione di mifepristone (conosciuto come RU486) e del misoprostolo a distanza di 48 ore l’uno dall’altro: il primo condurrà al termine della vitalità dell’embrione, il secondo l’espulsione. E’ però possibile utilizzare questa procedura fino a 63 giorni pari a 9 settimane di gestazione presso strutture ambulatoriali pubbliche.
    • Metodo chirurgico, eseguito in day hospital attraverso isterosuzione e/o raschiamento previa sedazione profonda. Attualmente la procedura prevede che una volta accertata la gravidanza, la donna può recarsi presso un medico ginecologo in consultorio o in ospedale e dichiarare la sua volontà di interrompere la gravidanza. Il medico constaterà la gravidanza e rilascerà un certificato in cui viene espressa la volontà di interrompere la gravidanza, ma allo stesso tempo viene chiesto alla donna di rifletterci per 7 giorni. Trascorso questo tempo la donna può recarsi presso i centri pubblici o le cliniche autorizzate in cui è possibile eseguire l’interruzione.

ecografia gravidanza

Secondo l’art. 6 della legge 194 la donna può sottoporsi ad aborto anche dopo i primi 90 giorni ma solo se:

    • La gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
    • Sono accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinano un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna. La donna, una volta avuta la diagnosi ecografica o genetica e la relativa prognosi può recarsi in una struttura ospedaliera dove viene praticato l’aborto terapeutico. In relazione alla settimana di gestazione esistono diverse procedure per praticare l’aborto, tra cui l’uso delle prostaglandine per via vaginale che possono però essere precedute dall’assunzione della RU486, iniezione intracardiaca del feto per determinarne la morte. Generalmente la degenza in ospedale sarà di 2-3 giorni.

La situazione in Italia dopo le elezioni e gli obiettori di coscienza

L’attuale governo eletto ha in progetto di non apporre nessuna modifica alla legge 194, ma di attuare ciò che dice l’art. 5 della legge 194, e cioè “di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto”.

In Italia, i tassi di abortività sono tra i più bassi al mondo e il numero di interruzioni volontarie di gravidanza negli ultimi anni continua a scendere: questo dato sembra correlato alla maggiore campagna di sensibilizzazione contraccettiva svolta da tutti i professionisti e alla possibilità di reperire più facilmente (senza prescrizione medica) la contraccezione di emergenza.

Affinché sia possibile sottoporsi alle procedure per aborto volontario è necessario che il medico non sia un obiettore di coscienza, visto che è un suo diritto esimersi da questa pratica. La percentuale di medici obiettori di coscienza è un dato che desta ancora difficoltà nel garantire l’interruzione volontaria di gravidanza in tutti gli ospedali e nonostante sia in discesa resta comunque ancora superiore al 60%. Spesso le donne sono costrette a spostarsi per diversi km (anche fuori regione) prima di trovare una struttura in cui vengano accolte e il servizio effettuato. I numeri infatti variano da regione a regione: ai primi posti, con le percentuali più alte di ginecologi obiettori, troviamo: Provincia autonoma di Bolzano (84,5%), Abruzzo (83,8%), Molise (82,8%). La Regione con i minori tassi di obiezione è invece la Valle d’Aosta (all’aborto si oppone un ginecologo su quattro).

cartello pro aborto

Il nuovo decreto in Ungheria: ascoltare il battito del feto prima di abortire

In Ungheria l’aborto è legale dal 1953 ed è consentito fino alla 12esima settimana nei seguenti casi: gravidanza in conseguenza di un reato o violenza sessuale, pericolo per la salute della donna, embrione con handicap fisico grave, situazione sociale insostenibile, e solo dopo una successione di visite e appuntamenti obbligatori con i medici e con i servizi sociali è possibile procedere. Con il nuovo decreto del 15 settembre le donne ungheresi saranno obbligate a sentire il battito del feto prima di porre fine alla gravidanza. Non è la prima volta che il  presidente ungherese Viktor Orban promuove una legge che, se sulla carta vuole proteggere e promuovere il diritto alla vita, in realtà risulta essere una vera e propria limitazione al diritto di autodeterminazione delle donne.

 

 

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Qualche riflessione

Siamo tutte d’accordo sul fatto che la scelta di abortire per una donna non è mai semplice: spesso le motivazioni che la portano a orientarsi verso tale direzione sono importanti e determinanti. Alcuni Paesi stanno cercando di togliere la libertà di abortire con il conseguente aumento della clandestinità e mortalità materna; altri Paesi stanno cercando di “giocare” con i sentimenti delle donne obbligandole a sentire il battito del feto prima di abortire, sperando di suscitare l’istinto materno e ignorando quali possano essere le ragioni dietro alla richiesta di aborto.

Ci chiediamo se sia giusto obbligare una donna a portare avanti una gravidanza se non è quello che desidera, o se sia più utile proporre soluzioni socio-economiche, aiuti, sostegni e lasciando sempre alla donna la decisione finale.

Inoltre, crediamo profondamente che il lavoro di prevenzione ed educazione sessuale dei professionisti debba continuare e avere una valenza significativa anche a livello scolastico. Questo percorso educativo deve poi continuare tra le mura domestiche perché i genitori sono più propensi a parlare ai propri figli del ciclo mestruale ma faticano a spiegare loro come avviene un rapporto sessuale, come proteggersi da eventuali malattie sessualmente trasmissibili ed evitare una gravidanza non desiderata.

E voi Mums cosa ne pensate di questo argomento tanto delicato quanto importante? Fatecelo sapere!

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Ostetrica Libera Professionista, Consulente Babywearing, Personal Trainer Ostetrico. Mi occupo delle donne dal menarca alla menopausa, con particolare attenzione alla gravidanza e al puerperio.

 

 

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