12 GIUGNO 2017
Sono una mamma di serie B perché ho partorito con cesareo. Non ho spinto. Non ho sofferto come le altre. Non ho sentito quel dolore lì, atroce, dell’espulsione.
Sono stata fortunata io, un taglietto e via. Va bene, va bene, ci sono anche le 18 ore di travaglio, due epidurali, una corsa in sala operatoria, tredici punti di sutura … uuuuh mamma! E che sarà mai!
Non vorremo mica lamentarci perché solo alzarsi dal letto ti fa venire le lacrime agli occhi dal dolore … vero?
Non vorremo mica lamentarci perché solo l’idea di andare in bagno a fare la pipì ti fa venire l’ansia … vero?
Non vorremo mica lamentarci perché allattare il nostro bimbo è la cosa più bella ma allo stesso tempo più dolorosa del mondo perché devi appoggiarlo proprio sulla pancia … vero?
E dai, su! Un po’ di quella cosa, per favore. Noi mamme-di-serie-b-perché-abbiamo-partorito-con-cesareo siamo super fortunate! Non abbiamo spinto: un taglietto e via, a casa come nuove.
Tanto il bambino è nato. La parte più difficile è stata superata, no?!
NO.
Perché ok, avete ragione: partorire con cesareo è veloce. Talmente veloce che quasi non te ne rendi nemmeno conto. Un minuto prima sei in sala travaglio devastata dai dolori e poi ti ritrovi da sola, al freddo, in una sala operatoria. L’unica cosa che riesci a vedere sono le teste di cinque medici sopra di te: parlano, ridono, si raccontano i fatti loro. E tu lì, che osservi senza capire, un po’ stordita dai farmaci e dall’anestesia. Chissà cosa sta succedendo, chissà se il bambino sta bene, non starà mica soffrendo vero? E se capita qualcosa di brutto? Mi avranno già tagliata? E se non reggo e sto male? E intanto, mentre la testa è piena di ansie, cerchi lo sguardo di tuo marito … che non è lì a tenerti la mano. Perché stai partorendo con cesareo.
Ma quanto ci mettono? Saranno già passate tre ore!
E invece sei lì da neanche cinque minuti e poi … eccolo, il faccione bello del tuo bimbo. Un bimbo che non puoi accarezzare, stringere, toccare. Non gli puoi prendere la manina per la prima volta, perché sei piena di aghi e non ti puoi muovere. Non puoi goderti quel momento magico che avevi sognato per tutti i nove mesi di gravidanza, il momento in cui ti avrebbero appoggiato il tuo bambino sul petto.
L’unica cosa che puoi fare è dargli il suo primo bacetto su quella boccuccia meravigliosa e poi stare lì ferma, guancia a guancia, per due interminabili … secondi.
Sta bene? Sì, sta bene. E tu crolli. Butti fuori tutta la tensione che hai accumulato in quelle 18 lunghissime ore. Piangi: gioia, ansia, dolore, paura, felicità, soddisfazione. Tutto insieme e poi…
bum!
Sei a casa, sei mamma. E’ tutto è passato: quei giorni sono un felice ricordo, la cicatrice non ti fa più male, tu sei tornata più o meno in forma, e quello scricciolino che avevi paura anche solo a toccare, ora è un torello di dieci mesi.
E’ tutto passato? Forse non proprio.
Mi arriva una chiamata:
Ciao, sono Francesca dell’associazione GEPO. Voglio farti provare una cosa: si chiama armonizzazione delle cicatrici.
Figata! Cos’è?
E’ una cosa … speciale. Non ti anticipo niente.
Magari mi fanno provare qualche buon prodotto da mettere sulla cicatrice, che funziona davvero …
No.
Magri mi insegnano delle tecniche di massaggio per rendere la cicatrice sempre più morbida e meno visibile …
No.
In realtà arrivo da GEPO e trovo Arianna, un’ostetrica con un bel sorriso e uno sguardo affettuoso. Mi fa sdraiare su un materassino. Siamo solo io e lei. E il mio respiro.
Arianna mi parla, piano. Dolcemente. E mi chiede di raccontarle di me, del mio bimbo, del mio parto.
Ah be’. Io mamma-felice, parto come un treno:
Sono contentissima. Stanca eh, ma contentissima. Il mio bambino è uno splendore e vado molto fiera del mio parto, perché ho messo al mondo un gigantone buono di quattro chili e trecento settanta grammi. Lo dico a tutti! Ci hanno fatto pure un articolo di giornale…. Volevo con tutta me stessa un parto naturale, ci tenevo. Ma poi è andata così, un po’ me lo aspettavo.
E la cicatrice? Mi chiede.
Ah sì, be’ … è lì. Non la considero molto.
E?
E cosa? – rispondo.
Vuoi dirle grazie, alla tua cicatrice?
Ma certo – rispondo senza esitazione – questa cicatrice mi ha dato la gioia più grande della mia vita! Ne ho altre due sul mio corpo, e questa è l’unica che posso associare ad un bel ricordo.
Silenzio. Respiro. Silenzio. Respiro.
Arianna mi appoggia delicatamente la mano sulla cicatrice.
Dov’è il tuo bimbo adesso?
E’ nella mia pancia.
Rispondo a botta sicura! Sono sotto shock. Il mio bimbo non è più nella mia pancia, ho partorito dieci mesi fa!! Il mio bimbo è a casa con la nonna …
Le lacrime scendono da sole. Tante, tantissime. E’ vero, il mio bimbo non è più lì, al sicuro, al calduccio. Che strana sensazione. Brutta? Non lo so. Ma piango, piango tantissimo.
Arianna mi accarezza il viso e sorride.
Tranquilla, mi dice, è tutto normale. Partorire con cesareo non è facile. Le mamme che partoriscono con cesareo fanno più fatica a lasciare andare il proprio bimbo. E’ tutto normale.
Eccole, finalmente, le parole che avevo bisogno di sentirmi dire … senza nemmeno saperlo: non è facile! Tutta la stanchezza, la rabbia, l’angoscia , sono uscite ora – dopo dieci mesi.
Silenzio. Respiro. Silenzio. Respiro.
I piedi mi diventano improvvisamente freddi e la mia mente comincia a rivivere quei momenti in sala operatoria.
E’ stato tutto cosi veloce –dico – e terribile. Non ho avuto nemmeno il tempo di capire che stavo mettendo al mondo il mio bimbo. E’ come se me l’avessero strappato di dosso all’improvviso.
Tranquilla, dice Arianna, partorire con cesareo non è facile.
No, non è stato facile. Adesso lo so. Adesso ho avuto il tempo di capirlo.
Quel sorriso che ho sulla pancia, che alcune chiamano cicatrice, ha ancora qualcosa in sospeso con me. Ma per ora, non sono ancora pronta alla rush finale. Arianna lo sa. C’è una scatolina in fondo alla mia pancia piena di emozioni, belle e brutte, che per ora rimarrà lì …
ps. Lo so che vi avevo abituato ad una Mamma Che Ansia ironica e irriverente, ma questa cosa dell’armonizzazione delle cicatrici mi ha toccato nel profondo, e ho voluto raccontarvelo così come è stato …
mi perdonate, vero?
Melissa Ceccon di Mamma che Ansia ( IG @mamma_che_ansia)