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Separarsi quando si hanno dei bambini: e se non fosse un male per la famiglia?

18/06/2020

Si dice che l’amore è bello finché dura. Ma quando finisce, che si fa? Molte coppie, spesso con figli ancora piccoli, arrivano a prendere la decisione di separarsi. Come funziona? Può far bene alla famiglia? Ce lo spiega l’avvocatessa.

Sarebbe bello se per tutte le coppie – di fatto o sposate – l’amore potesse davvero durare per sempre.

Purtroppo, però, la vita è imprevedibile ed a volte può accadere che, per una serie di circostanze, quello che inizialmente sembrava essere un sogno d’amore, alla fine, divenga un vero e proprio incubo dal quale si vuole solo fuggire.

In tale situazione, soprattutto per via della presenza di figli, alcune coppie decidono di proseguire la propria relazione “chiudendo un occhio”; altre, invece, prendono il coraggio di separarsi per riacquisire la propria serenità di un tempo.

In verità, tutti devono sapere che la separazione personale non è da temere, perché non genera un cambiamento irreversibile della vita di coppia. Essa può dunque definirsi anche solo un “momento di transizione” che, peraltro, può anche servire alla coppia per riscoprire quell’amore che sembrava ormai irrecuperabile.

Prima del divorzio, infatti, i coniugi risultano ancora ufficialmente “marito e moglie” e dunque, senza una sentenza di divorzio, tutto può tornare come prima!

Tuttavia, qualora siano presenti figli minori, è sempre necessario che i genitori proseguano la strada della separazione con assoluta prudenza, mettendo al primo posto gli interessi e i bisogni dei propri figli.

Cosa prevede la legge

Il nostro sistema giuridico prevede due “modalità” di separazione:

  1. separazione “consensuale”: essa viene avviata mediante il deposito di un ricorso “congiunto”, redatto e sottoscritto da entrambi i coniugi, con l’assistenza dei rispettivi avvocati, e contenente già tutte le condizioni di separazione.   È evidente che tale tipo di procedimento presuppone un incontro pacifico e maturo delle singole volontà dei coniugi, sia esso “originario” sia esso derivato dall’intervento dei legali e/o di un mediatore familiare. Proprio perché la separazione consensuale presuppone l’accordo dei coniugi, tale procedura è preferita dal legislatore italiano sotto più aspetti. In primo luogo, essa è economicamente meno dispendiosa, ciò sia per quanto riguarda il costo del procedimento (i.e. “contributo unificato”), sia per quanto concerne le spese di assistenza legale. In secondo luogo, questa procedura è favorita qualora i coniugi intendano divorziare nel breve periodo, in quanto riduce il periodo perentorio a da un anno a 6 mesi dal decreto di “omologa” della separazione.
  2. separazione “giudiziale”: essa viene avviata mediante il deposito del ricorso da parte del singolo coniuge.  Tale ipotesi viene preferita (o addirittura rappresenta l’unica strada) quando i genitori non sono d’accordo su tanti aspetti rilevanti (es. il collocamento dei figli, il mantenimento).  In questo caso, nella predisposizione del ricorso, il legale provvederà a difendere le ragioni del proprio cliente chiedendo al giudice di entrare nel merito della questione e di accoglierle in toto.  Il procedimento è evidentemente più costoso, più lungo e più “emotivamente” incisivo, soprattutto perché -ai fini del proprio convincimento- il giudice potrebbe richiedere l’ascolto dei figli minori (14-17 anni).

In ogni caso, se non ci sono gravi e pregiudizievoli situazioni di conflitto tra coniugi, l’ordinamento in ottica “pro famiglia” prediligerà sempre l’affidamento congiunto dei figli, evitando così di stravolgere il naturale equilibrio familiare.

Affidamento dei figli: con mamma o papà?

L’affido condiviso, introdotto con la legge n. 54/2006, ha peraltro ricevuto massimo riconoscimento in tempi recenti con il d.lgs. n.153/2013 che, oltre ad aver istituzionalizzato il principio della “bigenitorialità”, ha stabilito che i genitori devono sempre scegliere insieme il luogo dove il loro figlio dovrà avere la residenza abituale.

Quasi sempre tutte le sentenze di separazione prevedono la possibilità per i figli minorenni di trascorrere il tempo con la madre e il padre in ugual misura, lasciando invariata ogni singola loro abitudine e ciò per non rompere la stabilità e la serenità dei rapporti.

Proprio in riferimento alla felicità dei figli, è bene sapere che vivere sotto lo stesso tetto per paura di ferirli, non ha sempre un risvolto positivo sui bambini. Questi, infatti, molto spesso percepiscono la tensione dei genitori e si rattristano per la stessa.

Se le incomprensioni di coppia sono tante, dunque, la strada della separazione dei coniugi – soprattutto se avviata con l’aiuto ed il supporto continuo dei rispettivi avvocati, può sicuramente portare ad un maggiore benessere a tutti i componenti del nucleo familiare.

 

Laura Citroni

Avvocato con studio a milano. La trovate sul sito www.slcx.it nel quale è presente anche un blog che tratta questioni giuridiche spiegate in modo semplice e chiaro. È mamma di Alice e Filippo. Su Instagram la trovate con @la__liki

 

 

 

 

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