“Sbagliando si impara!”, un mantra di vita che ci ripetiamo spesso ma quando si tratta dei nostri figli e della scuola, l’errore sembra diventare invece un ostacolo o un elemento per giudicare l’andamento scolastico. Perché? Ne abbiamo parlato con la nostra esperta.
“Sbagliando si impara”: tre parole che mettono tutti d’accordo. Un’affermazione che sappiamo essere vera perché l’abbiamo sperimentata più volte sulla nostra pelle: quando abbiamo imparato a guidare, quando abbiamo affrontato una nuova ricetta, quando abbiamo iniziato ad utilizzare un nuovo elettrodomestico e, prima ancora, quando abbiamo iniziato a camminare o a parlare.
Nella vita quotidiana è chiaro e comprovato che l’errore faccia parte del nostro processo di crescita e che sia un valido alleato per portarci al miglioramento e potenziamento delle nostre abilità.
Quando si parla di scuola però qualcosa cambia e l’errore passa dall’essere occasione di crescita a strumento per giudicare la stessa.
Come è possibile? Certamente una parte della colpa può essere attribuita alla scuola del dopoguerra che, avendo come principale obiettivo l’alfabetizzazione, ha puntato su un apprendimento passivo nel quale gli alunni avevano il compito di immagazzinare informazioni e restituirle tali e quali a come le avevano ricevute.
Le scienze cognitive degli ultimi anni hanno però dimostrato che il cervello è per natura un elaboratore attivo e che di conseguenza nel processo di apprendimento ciò che viene insegnato è automaticamente modificato attraverso ciò che l’alunno sente, ciò che l’alunno sa e ciò che l’alunno è.
I bambini e le bambine non “subiscono” passivamente l’informazione, hanno bisogno di farla propria e di rielaborarla a seconda delle loro capacità. In questo modo possono realmente apprendere. Viceversa imparerebbero a memoria un contenuto che dimenticherebbero subito dopo averne svolto la verifica.
Nell’ottica di un cervello attivo, capace di assimilare e rielaborare le informazioni, compiere degli errori diventa quindi una condizione necessaria e assolutamente accettabile per la crescita dei nostri figli. Il compito di insegnanti e genitori diventa allora quello di aiutare i bambini e le bambine ad osservare quegli errori e a comprenderli, per capire quale fase del processo di apprendimento ha bisogno di essere sostenuta e quali azioni possiamo mettere in pratica per aiutarli a superare quegli errori.
ERRORE DA INCOMPRENSIONE: avviene quando l’argomento non viene capito e per essere superato è necessaria una rispiegazione dell’attività o dell’argomento trattato. Molto utile in questo caso è segmentare la spiegazione, per accertarsi che venga compresa passo dopo passo.
ERRORE DA DISINTERESSE: accade quando il bambino non ha interesse verso l’argomento o l’attività. In questo caso è sicuramente utile lavorare sulla motivazione: gratificare l’impegno con stickers (ad esempio) e favorire e rafforzare i comportamenti positivi, evitando inutili critiche.
ERRORE DA ANSIA: in questo caso è necessario lavorare sulle preoccupazioni e sulle paure dei bambini. Hanno paura del voto? Del giudizio dell’insegnante? Capire cosa crea ansia è fondamentale per aiutarli a superare questa tipologia di errore e a ridimensionare le paure.
Una volta compresa la tipologia di errore commesso, sarà più semplice trovare gli strumenti migliori per affrontarlo e superarlo. La cosa fondamentale è tornare a guardare gli errori come occasione di crescita.