E’ ormai chiaro a tutti che è necessario rivedere alcune nostre abitudini per cercare di salvaguardare l’ambiente e il mondo che i nostri figli si troveranno ad abitare in futuro.
Come madri abbiamo una responsabilità educativa importante e possiamo fare la differenza nel limitare molto i consumi e la produzione di rifiuti.
Riflettendo su questi temi legati alla maternità, ci è venuta subito in mente a Giorgia Cozza, giornalista e scrittrice e autrice di Bebè a costo zero: un testo che quando uscì nel 2008 iniziò a far riflettere le famiglie su un nuovo approccio alla gravidanza e maternità slegato dal consumismo di massa e orientato ai reali bisogni di un bambino piccolo.
Per scrivere il suo libro Giorgia ha intervistato moltissime mamme. Inoltre, in questi undici anni ha spesso incontrato il suo pubblico prendendo parte a dibattiti e incontri: ma come si traduce nel quotidiano delle famiglie un approccio il più possibile “a costo zero”? Come mamme, noi ce lo siamo chieste, e per trovare la risposta più giusta abbiamo deciso di chiederlo proprio a lei, Giorgia Cozza.
Nella nostra chiacchierata Giorgia ci ha chiesto di sottolineare una premessa importante: Bebè a costo zero non è un manuale per risparmiare sui nostri figli; tutti i genitori hanno il sacrosanto diritto di desiderare il meglio per i propri bambini anche a costo di rinunce personali. Il punto di partenza è capire quali siano i reali bisogni dei neonati o dei bambini molto piccoli; la pubblicità ci porta a pensare che siano necessarie attrezzature costose, gadget dal design accattivante, giocattoli colorati e tecnologici, saponi e creme a non finire, ma la verità è che nella maggior parte dei casi la risposta ai bisogni dei bimbi non ha il cartellino del prezzo. Sicuramente è richiesto un investimento notevole ma non di denaro; il bambino ha infatti bisogno di presenza, rassicurazione e contatto, oltre naturalmente di essere nutrito, lavato e curato e tutto ciò viene dato dai genitori, o da chi si prende cura di lui quando i genitori sono assenti.
L’INTERVISTA
Giorgia, puoi dirci quanto spende all’incirca una famiglia per i propri figli?
Esistono dei dati dell’osservatorio Federconsumatori aggiornati di anno in anno che analizzano le spese sostenute dalle famiglie fra la gravidanza e il primo compleanno del bambino, che mostrano un minimo di 6.800 € e un massimo stimato anche oltre i 13.000 €. E stiamo parlando di acquisti, escludendo quindi rette per nidi, stipendi delle baby sitter, ecc..
E quante di queste spese possono essere evitate?
Praticamente tutte! Certo, Bebè a costo zero è un titolo volutamente provocatorio, nulla è realmente a costo zero, ma moltissimi oggetti sono effettivamente superflui e molte altre cose possono essere prese in prestito dalle rete amicale o acquistate nei mercatini dell’usato.
Come dicevo, non si tratta di risparmiare sui nostri figli, ma di focalizzarci sui loro reali bisogni; facciamo l’esempio dell’allattamento, non esiste nulla di più economico, ed è anche la scelta migliore per i nostri bimbi, come sottolineato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Fermo restando che è un diritto scegliere di non allattare, il problema è che moltissime mamme dichiarano di volerlo fare ma si trovano a rinunciare per mancanza di sostegno e corrette informazioni.
Anche il cosiddetto baby food non è necessario; sia in caso di svezzamento “tradizionale” con le pappine, o di alimentazione complementare a richiesta possiamo utilizzare ciò che abbiamo in casa, cogliendo fra l’altro l’occasione di migliorare la nostra alimentazione se necessario, utilizzando frutta e verdura di stagione, scegliendo il bio e il km0.
Nel caso dei prodotti per l’igiene moltissime cose sono estremamente superflue. Un neonato non è sporco ed è meglio lavarlo con acqua tiepida e al massimo una manciata di amido di riso; quando il piccolo inizierà a sporcarsi davvero basta utilizzare un sapone che abbia un buon INCI ma non è necessario che sia un prodotto specifico per l’infanzia (che a volte, ahimè sono prodotti con INCI pessimi). Anche in questo caso, quindi, facciamo meglio con meno.
Da quando è uscito Bebè a costo zero a oggi cos’è cambiato?
E’ cambiato tanto. Nel 2008, quando incontravo le famiglie alle presentazioni del libro venivo guardata con sospetto, molti mi dicevano che erano belle teorie ma utopia nella realtà, altri sostenevano che fasce e pannolini lavabili erano una faccenda da “famiglie povere”, alcuni addirittura commentavano dicendo che sicuramente io non avevo avuto figli per sostenere certe cose.
Insomma l’idea che si potesse fare bene senza comprare tanto era fuori discussione. L’idea del comprare è molto radicata e questo ancora oggi, ma in questi undici anni, per esempio moltissime famiglie si sono avvicinate al babywearing e ai pannolini lavabili e sull’allattamento è stato fatto un grande lavoro anche dalle istituzioni, anche se purtroppo più sulla teoria che sulla pratica.
Pensi che la cosiddetta “Onda Green” abbia modificato le abitudini dei neo genitori o abbia in realtà solo creato nuovi bisogni?
No io sono ottimista, naturalmente ogni nuova tendenza crea nuovi spazi di mercato, ma sta poi a noi consumatori selezionare con intelligenza cosa realmente ci serve e cosa no; però avere più scelta è un vantaggio perché possiamo trovare cose di varie fasce di prezzo. Per esempio si sono moltiplicati i marchi di supporti portabebè ergonomici permettendoci di scegliere fra buoni prodotti anche a prezzo contenuto.
Quali sono secondo te le scelte più facili da mettere in pratica da un genitore che desidera impattare meno possibile sull’ambiente?
Penso che tutto stia nella convinzione della scelta, perché se sei convinto diventa tutto più facile. In generale penso che la chiave di volta sia l’informazione; se sei informato puoi fare una scelta consapevole e a quel punto eventuali fatiche le affronti volentieri. Che poi non sempre di fatica si tratta, per esempio l’allattamento può essere faticoso all’inizio, ma quando è avviato diventa la cosa più comoda del mondo, anche evitare creme, cremine e detergenti inutili non comporta alcuna fatica, così come cucinare con ciò che abbiamo in casa anziché comprare appositamente prodotti specifici. Il riciclo di abiti e attrezzature è un’altra ottima consuetudine facilissima da adottare.
Ci sveli qualche piccola strategia non spendere soldi inutili?
1) Non farsi prendere dalla frenesia dello shopping in gravidanza. E’ il momento in cui si fanno le spese più inutili, perché non si ha la reale percezione del bisogno effettivo, non sappiamo come sarà il nostro bebè ne’ come saremo noi come genitori.
2) Informarsi tanto. Come dicevo prima l’informazione è fondamentale; ci aiuta ad affrontare con aspettative più realistiche l’arrivo del bebè che non è necessariamente (anzi quasi mai) il bebè delle pubblicità. Non sarà strano dunque se vuole poppare ogni ora e stare tanto in braccio anziché sulla sdraietta, per esempio.
3) Riciclo da mamma a mamma. Le attrezzature per la prima infanzia hanno un utilizzo davvero limitato nel tempo, così come i vestitini, se non avete amici o parenti che vi possano donare le cose dei loro figli più grandi, cercate i numerosi mercatini di mamme, sia dal vivo che online.
4) Provate i pannolini lavabili. So che molti sono scoraggiati solo all’idea, ma tenete presente che non è necessario usare solo quelli, ogni famiglia può trovare un compromesso adatto alla propria esigenza, come ad esempio usarli solo di giorno o solo in casa.
5) Consiglio di evitare box e girelli; ovviamente non sono precetti universali i miei, ma anche i pediatri suggeriscono di mettere i bimbi a terra, in questo modo potranno fare esperienze motorie libere importanti per la loro crescita (chiaramente la casa dovrà essere posta in sicurezza).
6) Non servono giochi e giochini super colorati, a pile e rumorosi. I bimbi piccoli sono interessati a quello che ci vedono usare, quindi potete creare la vostra “cesta dei tesori” con materiale domestico e di riciclo.
7) Ripeto, non servono necessariamente prodotti specifici per l’infanzia per l’igiene o il baby food. Anzi spesso troviamo maggiore qualità in altri prodotti.
Cosa possiamo dire a quelle mamme che pensano che alcune scelte siano in realtà elitarie perché necessitano di molto tempo libero?
E’ vero, è un dubbio che può venire. Io posso portare la mia esperienza di questi undici anni in cui ho intervistato e conosciuto davvero moltissime mamme, spesso mamme “ad alto contatto” e poche di loro erano madri tempo pieno o non lavoratrici; anzi molte sono tornate presto a lavorare dopo il parto, per non parlare delle tante libere professioniste che si astengono dal lavoro per pochissimo. Anche se durante il giorno siamo lontane, possiamo portare avanti le nostre consuetudini (ad esempio, allattamento, contatto, coccole), mentre ci siamo.
Per un bebè siamo responsabili dei loro acquisti e possiamo limitare il consumismo, come fare per bimbi più grandi che si confrontano con compagni di classe e amici?
E’ una domanda che mi hanno fatto in tanti, ed è così che è nato Bebè a costo zero crescono. Io penso che ogni scelta che facciamo crei un’abitudine, i bambini crescono in famiglie che portano avanti dei sistemi di valori in cui credono ed è parte del processo educativo abituarli a quello che noi riteniamo valido. Non sempre questi valori corrisponderanno a quelli di altre famiglie, i genitori però possono spiegare questo concetto in modo molto chiaro e semplice ai propri figli, argomentando i perché delle nostre scelte. I bambini sono molto ricettivi e si fidano di noi e imparano ad avere senso critico fondamentale poi negli anni a venire.
Chiara Trifiletti