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Boom di licenziamenti per neomamme: è ancora impossibile conciliare figli e lavoro.

25/06/2020

L’ultimo rapporto divulgato dall’Ispettorato del Lavoro riporta numeri non confortanti per le donne che hanno scelto di fare figli, numeri che vanno a confermare ancora una volta che l’Italia non è un Paese per madri

Sono in tutto 37.611 le neomamme che si sono dimesse dal proprio posto di lavoro nel corso del 2019, a fronte di 13.947 dimissioni della controparte maschile.

Ecco un’altra notizia che vede protagoniste noi mamme, donne lavoratrici: è davvero così difficile conciliare famiglia e lavoro? I figli, sono un peso o un valore aggiunto nella vita di una donna?

La notizia con i dati riportati dall’Ispettorato del Lavoro sta già facendo il giro del web. Numeri che ancora una volta ci danno la conferma che l’Italia non è un Paese per madri.

I DATI

In tutto, sono stati emessi 51.558 provvedimenti, si legge nel rapporto, con un “leggero” incremento sull’anno prima (+4%). E, “come di consueto la maggior parte ha riguardato le madri”; è così nel 73 per cento dei casi.

Si legge nel rapporto dell’Ispettorato del Lavoro:

“Nelle quasi totalità si tratta di dimissioni volontarie (49 mila), elemento che tuttavia non sana l’annosa questione riguardante la conciliazione della vita famigliare con quella lavorativa e che, nella maggior parte dei casi, si ripercuote sulla carriera lavorativa delle donne. Tra le motivazioni indicate (in quasi 21mila casi), infatti, vi è proprio la difficoltà nel “conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole”; in particolare tale criticità si riscontra nel caso in cui non vi sia la presenza di un supporto da parte di nonni e parenti, o ancora, se il costo di asili nido o baby sitter risulta essere troppo elevato.”

Le aziende vengono in contro alle madri?

“C’è da dire però che la motivazione della mancata connessione tra l’impiego e la famiglia si accompagna ad un’altra spiegazione: “il passaggio ad altra azienda”, indicato in un numero sempre crescente di casi (oltre 20 mila nel 2019). Cosa che potrebbe eventualmente suggerire un travaso in imprese che, almeno agli occhi del lavoratore-genitore, offrono condizioni più favorevoli rispetto alla realtà da cui ci si dimette.”

L’altro grande scoglio – secondo il rapporto Inl – è la scarsa disponibilità dei datori di lavoro alle esigenze di conciliare il nuovo ruolo di genitore con l’impiego. Nella pratica solo il 21% delle richieste di part time o flessibilità lavorativa – 436 su 2.085 (due domande su dieci)- presentate da chi ha figli piccoli, è stato accolto.

“I dati Inl confermano la necessità e l’urgenza di misure rivolte alle neo madri – ha commentato Nunzia Catalfo, ministra del Lavoro e delle Politiche sociali – Vogliamo avviare una seria azione di contrastato al part-time involontario ed introdurre una legge sulla parità di genere nelle retribuzioni” (leggo.it)

 

Melissa Ceccon

Mamma di due, moglie di uno, giornalista e autrice del blog Mamma Che Ansia

Vive e lavora nella verdeggiante Brianza, sempre pronta a scrivere e raccontare le storie più interessanti per le mums.

Su Instagram il suo dietro le quinte tra vita zen e ironia.

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