Dalla primaria alle superiori, è una delle più grandi preoccupazioni dei genitori. Con una psicoterapeuta dell’età evolutiva tracciamo i criteri per una decisione consapevole
Dell’intero ciclo scolastico ricordo benissimo due cose. La professoressa di italiano delle scuole, “la Galbiati”, mi ha trasmesso l’amore per la scrittura, la grammatica, la lettura. E il passaggio al liceo. Volevo fare il classico, essendo una frana in matematica, ma mia madre mi “impose” lo scientifico «perché ci vanno le tue sorelle». Infatti in terza liceo fui bocciata, e credo di non aver mai preso oltre il 4 in matematica, fisica, chimica e qualsiasi materia scientifica vi venga in mente. Dunque una cosa mi è chiara da quando sono diventata mamma, anzi due. La prima (ma questa la sanno tutti) è che la scuola la fanno i prof e solo la loro passione può trasmettere passione. La seconda è che senza alcun dubbio i miei figli sceglieranno in piena autonomia la scuola superiore, non proferirò parola qualsiasi decisione prendano.
Per ora è presto, sono alle prese con la scelta della scuola secondaria di primo grado, e ovunque mi giri e mi volti in questi giorni, dopo gli open day, i genitori non parlano d’altro. E anche nella mia mente frullano parecchie domande, dubbi, paure. Che scuola scegliere? Privata, pubblica, di bacino, quella un po’ più lontana da casa ma di cui ho sentito parlare bene. Giusta preoccupazione, sia chiaro, a volte un po’ eccessiva. La scuola cambia la vita dei bambini e dei ragazzi, è lì che si formano e capiscono chi sono e che cosa vogliono diventare. Vale per la primaria (fondamentale), per la secondaria, per le superiori. Un rebus che noi genitori vorremmo risolvere facilmente, ma che invece pare il più complesso di tutti.
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Ma ci sono alcuni criteri e riflessioni che possono aiutarci nella decisione, ascoltando i nostri figli, per scegliere “la scuola che vorrei”. Ne abbiamo parlato con Marina Zanotta, psicoterapeuta dell’età evolutiva, che dal 2018 coordina l’equipe di Alice Onlus.
Gli open day sono terminati, si parte con le iscrizioni. Quali i criteri per scegliere una buona scuola?
Intanto, serve che i genitori definiscano quali sono i criteri che loro cercano nella scuola “ideale” per i figli. Dopo, può essere di aiuto leggere con attenzione il documento del PTOF (Piano Triennale Offerta Formativa) che riporta l’offerta formativa globale approvata dal Consiglio di Istituto della scuola e suddivisa per classi e anni di attivazione. Oltre a questi criteri, è opportuno valutare gli spazi a disposizione (mensa, palestra, cortile per giocare), la presenza di aule informatiche dedicate agli alunni e la presenza di lavagne LIM. Nel mondo ideale, purtroppo spesso non corrispondente a quello reale delle scuole italiane, gli insegnanti dovrebbero essere di ruolo e con formazioni aggiornate su bisogni educativi, metodi di insegnamento che favoriscano una didattica inclusiva, inglese e materie STEM.
Le preoccupazioni dei genitori arrivano già per la scelta della scuola primaria? È sensato o, come dire, una vale l’altra e non serve già farsi prendere dall’ansia?
Al contrario, la scelta risulta importante già per la scuola primaria poiché, è qui che si pongono le basi per il metodo di studio e l’interesse personale dell’alunno alla propria formazione personale. Ovviamente questo non vuol dire fare una corsa alla ricerca di scuole “di élite”, ma approcciare alle visite delle scuole con sguardo critico e immaginando che i propri figli avranno a che fare con quella realtà scolastica per i successivi cinque anni, otto se poi l’istituto comprensivo include anche le secondarie di I grado!
Per la secondaria di I grado, a che cosa fare attenzione nella scelta?
Oltre all’attenzione all’offerta formativa di base, valutare la presenza di un buon percorso dedicato all’orientamento scolastico che aiuti i ragazzi a conoscersi meglio e prepararsi alla scelta delle scuole superiori e, perché no, anche la presenza di percorsi dedicati all’educazione all’affettività e alla sessualità e la presenza di uno sportello psicologico di ascolto rivolto ai ragazzi. In questa fascia di età, infatti, i ragazzi si trovano ad affrontare i grandi cambiamenti personali dettati dalla pubertà e iniziano a muovere i primi passi nel mondo sempre più in modo autonomo.
Sempre per le medie, coinvolgere i ragazzi nelle decisioni è la strada corretta? O comunque a scegliere devono essere i genitori?
Alle medie la scelta può ancora essere dei genitori, ma andrebbe condivisa con i ragazzi in modo che comprendano quali siano i criteri di scelta e li tengano poi presenti anche per la scelta delle scuole superiori, decisione che dovrà essere esclusivamente loro.
Quali domande potrebbero farsi i genitori per capire qual è il percorso scolastico più adeguato ai propri figli?
Questa scuola come può contribuire alla crescita personale e alla formazione di mio figlio? Riesco ad immaginarlo abitare questi spazi per i prossimi X anni? Quali sono gli obiettivi formativi e educativi che questa scuola offre e quanto sono in linea con ciò che noi vorremmo che nostro figlio apprendesse?”
Attitudini, inclinazioni, passioni, paure dei figli: sono (anche) questi gli elementi da osservare per una scelta consapevole?
Sicuramente sono fattori importanti perché la scuola non è solo un ambiente orientato ad una formazione curricolare o nozionistica, ma un luogo in cui i ragazzi vengono educati e accompagnati in un percorso di crescita personale che, appunto, dovrebbe tenere in considerazione anche punti di forza e fragilità delle singole persone.
Che fare se i ragazzi, nel passaggio alla secondaria di I grado mostrano insicurezze, timore di non farcela, del giudizio?
Il salto alla secondaria di I grado non è affatto semplice, poiché cambiano le richieste e il rapporto con i professori è più formale rispetto a quello con le maestre della primaria. In caso di insicurezze e timori è importante fermarsi ad ascoltare i ragazzi per capire bene come sostenerli al meglio. A volte è sufficiente rinforzarli sulla possibilità di concedersi un po’ di tempo per capire come funzioni la scuola nuova. A volte, invece, serve un accompagnamento più strutturato o un lavoro di collaborazione scuola-famiglia per riconoscere e affrontare eventuali difficoltà.
Giusto iscriverlo a una scuola ritenuta “competitiva” e “prestazionale” se nostro figlio ha ottimi voti?
Scuole competitive non dovrebbero esistere, perché la scuola non è una gara, ma un luogo di crescita e formazione. Ha senso semmai cercare una scuola che abbracci al meglio le competenze, gli interessi e le attitudini personali dei ragazzi. Facciamo un esempio: se mia figlia ha la passione per la chitarra, sarebbe meglio scegliere una scuola che offra laboratori pomeridiani a indirizzo musicale, in modo da sostenerla al meglio in quest’area.
C’è anche la questione amici nel cambio scuola, e vale dal passaggio a infanzia/primaria, primaria/secondaria. I bambini e ragazzi vorrebbero rimanere legati agli ex compagni. Come affrontare l’argomento?
Dopo anni di percorso scolastico, è più che normale che i ragazzi creino amicizie stabili che vorrebbero portare avanti anche nei passaggi scolastici; là dove possibile non c’è nulla di male nell’assecondarli e, spesso, le scuole permettono di segnalare uno o due compagni di riferimento. Detto questo, però, è utile evitare di fare promesse non mantenibili, poiché i gruppi classe vengono decisi dai collegi docenti attraverso criteri che, prima di tutto, garantiscano la formazione di gruppi classe bilanciati. Nel caso in cui non si finisse in classe insieme al/alla migliore amico/a, è utile ricordare che ci si può frequentare comunque e rimanere amici anche “ad un corridoio” di distanza.
Parlava del supporto psicologico, dopo la pandemia più importante che negli anni passati.
Assolutamente, e dovrebbe essere presente fin dall’inizio del percorso scolastico! Nella scuola dell’infanzia e nella primaria, lo sportello dovrebbe essere diretto ai genitori, per sostenere le famiglie in caso di difficoltà e poter individuare precocemente le situazioni di complessità che possono interferire con il percorso scola dei bambini. A partire dalla secondaria di I grado, lo sportello dovrebbe rivolgersi agli studenti, in modo da poterli sostenere nei passaggi di crescita dell’ingresso nell’età adolescenziale e poter identificare precocemente gli eventuali fattori di rischio che possono portare ad uno sviluppo non fisiologico.
È importante guardare anche i progetti extra curriculari?
Certo, sono fondamentali, poiché permettono di completare l’offerta formativa “standard” arricchendo i ragazzi e permettendo loro di entrare in contatto con un concetto di cultura e formazione personale che va oltre l’imparare le tabelline o le capitali europee in francese.
Il passaggio alle superiori è delicatissimo. Diversi licei, in realtà come Milano, richiedono solo per accedere la media del 9. Non crede si rischi di inserire in questo modo i ragazzi in una realtà stressante e ipercompetitiva, non facendo il bene dei nostri figli?
Il problema delle scuole superiori nelle grandi città è legato al bacino di utenza e alla carenza di scuole superiori con una capacità formativa di buon livello in periferia o in realtà geografiche più piccole. Non possono prendere tutti e, di conseguenza, usano la media scolastica come criterio di selezione. Certamente il concetto è sbagliato, sia perché trasmette l’importanza della competitività a discapito del concetto di formazione, sia perché così facendo non ci si focalizza sul reale problema: far in modo che ci siano realtà scolastiche di buona qualità non solo nelle grandi metropoli, ma in tutte gli istituti di formazione superiore!
In generale, per la scelta delle superiori che cosa consiglia?
Il consiglio è uno solo, inequivocabile. Che siano i ragazzi stessi a decidere il tipo di scuola che vogliono intraprendere: si tratta del loro percorso di crescita e, per la prima volta, devono iniziare a decidere chi vorranno essere e cominciare a porre le basi formative. Agli adulti il compito di garantire un buon percorso di orientamento personale e scolastico.
Spesso i genitori insistono per il liceo, a prescindere dai desideri e dalle inclinazioni dei ragazzi…
Ma non è la strategia migliore, anzi si rischia un inutile frustrazione dei ragazzi. La scelta delle superiori, lo ribadisco, appartiene solo a loro, sono i genitori semmai a dover tollerare la frustrazione di non aver voce in capitolo in questa scelta.
Che cosa hanno bisogno di trovare i nostri ragazzi nella scuola?
Un luogo che abbia la mente aperta e un corpo docenti formato non solo nelle materie insegnate, ma anche nella consapevolezza di come funzionino gli adolescenti di oggi, per poter garantire loro una formazione personale completa che includa gli strumenti emotivi, educativi e relazionali necessari per abitare il mondo.
Articolo di Benedetta Sangirardi
in collaborazione con Marina Zanotta, psicoterapeuta dell’età evolutiva