Dopo un’intera giornata senza di loro, non appena li recuperiamo a scuola noi mamme chiediamo: “come è andata, cosa hai fatto oggi”. Ma il nostro entusiasmo viene subito freddato da un lapidario “Niente”. Perché? Hanno la memoria corta i nostri figli o forse siamo noi che facciamo la domanda sbagliata?
Mentre siamo al lavoro, mentre ci stiamo occupando della casa o quando stiamo prendendo del tempo per noi, il nostro pilota automatico ci riporta sempre a loro: i nostri figli e le nostre figlie.
Cosa staranno facendo a scuola? Si staranno comportando bene? Chissà quale sarà il tema della lezione di storia oggi? Gli sarà piaciuta la merenda che ho preparato?
Pensiamo sempre a loro e non vediamo l’ora di rivederli per riempire lo spazio libero lasciato dalle tante domande che ci poniamo rispetto alla loro giornata. Perché, se è vero che quella è la LORO giornata, è altrettanto vero che per noi mamme è difficile pensare di non poter (giustamente!) avere più il controllo su quello che accade in ogni istante delle loro vite.
Ma quando li riabbracciamo all’uscita da scuola due sono gli scenari possibili: da un lato le mamme che alla domanda “Com’è andata a scuola?” ricevono in risposta racconti elaborati e minuziosi dettagli e dall’altra le mamme che si devono accontentare di un frustrante “Bene” o “Normale”. Per non parlare poi dell’altra gettonatissima domanda “Cosa hai fatto di bello?” Risposta: “Niente”.
No! Le spiegazioni (e le soluzioni) possono essere due.
I bambini, dopo una lunga giornata passata ad ascoltare insegnanti e ad eseguire attività didattiche, potrebbero sentire la necessità di “staccare la spina” dalla scuola per un pò. Ecco perché una possibile soluzione potrebbe essere quella di avviare una conversazione sulla giornata scolastica qualche tempo dopo averli ritirati da scuola. Un buon momento potrebbe essere la cena.
Potrebbe invece accadere che davanti alla domanda generica “Com’è andata a scuola?”, i bambini non sappiano bene cosa rispondere e, piuttosto che attivarsi nello sforzo di scegliere qualcosa da raccontare, preferiscano chiudere il discorso con un “Tutto bene”.
In questo caso una buona alternativa potrebbe essere quella di proporre domande “mirate” che centrino la riflessione dei bambini su un momento particolare, facilitando di conseguenza l’elaborazione di una risposta.
Qual è la cosa più bella che hai fatto oggi?
Qual è la cosa più difficile?
Quali giochi hai fatto a ricreazione?
Chi ti ha fatto sorridere oggi?
Chi aveva la merenda più buona oggi?
Quale lezione hai preferito e perchè?
Qual è stata la regola più difficile da seguire oggi?
Quando ti sei sentito più coraggioso di te oggi?
Se potessi scegliere un solo insegnante, chi sceglieresti? Se dovessi andare in vacanza con 4 tuoi compagni, chi vorresti?
Per i bambini più “resistenti”, che snobbano anche le domande mirate, potrebbe essere una buona idea quella di trasformare la conversazione in un gioco. Prendete un barattolo e inserite all’interno tanti foglietti colorati contenenti altrettante domande, il gioco consiste nel pescare la domanda e rispondere a vicenda. Per renderlo più divertente potreste aggiungere la regola di rispondere utilizzando una vocina divertente… Inoltre potreste coinvolgere i bambini nell’invenzione di domande sempre nuove… a cui non vedranno l’ora di rispondere nei giorni successivi!
A conclusione, ricordiamoci sempre la cosa più importante: l’ascolto delle loro storie, delle emozioni e delle avventure che decideranno di condividere, dovrà essere un ascolto “accogliente” e non giudicante. Diventerà un momento prezioso in cui impareranno a rielaborare i fatti, allenandosi così a coltivare la capacità di insight: imparare a guardare dentro di sé per divenire consapevoli delle proprie emozioni e reazioni, elemento fondamentale per favorire l’intelligenza emotiva e sociale.