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L’eterno dilemma delle mamme: asilo, tata o nonni? Ecco come prendere una decisione

16/06/2017

E’ il dilemma di tutte le mamme, specie se i bimbi sono molto piccoli. Cerchiamo di capire come fare questa scelta (importante) nel miglior modo possibile

 

E’ il dilemma di tutte le mamme, nessuna esclusa. Almeno di quelle che hanno la possibilità di scegliere: nonni, asilo o tata? A chi è meglio affidare il piccolo appena nato o nei primi mesi/anni di vita, quando la donna deve tornare al lavoro e il periodo di congedo dalla maternità è finito? Cerchiamo di capire come fare questa scelta (importante) nel miglior modo possibile. “Meglio l’amore dei nonni, che non le cure standardizzate, almeno gli trasmettono l’affetto”, è la riflessione di alcune mamme.  “Al nido in mezzo a tutti gli altri bambini si ammalerà, e poi non verrà seguito adeguatamente”, pensano altre. “Il bambino va al nido perché ha bisogno di socializzare”, è la posizione delle mamme pro-asilo. “Con la baby sitter è al sicuro, a casa, nel suo ambiente”, osservano infine altre.

La prima regola, fondamentale, è: serenità. Bisogna fare una scelta che metta d’accordo pienamente entrambi i genitori, perché il bambino riflette e percepisce “il come” i genitori vivono a livello emotivo le scelte che fanno. Quindi l’ideale è prendere una decisione condivisa e che faccia stare tranquilli entrambi: che sia dai nonni, o con una baby-sitter o al nido, se si è in ansia, o non convinti, per il bambino aumentano le possibilità che ci siano ripercussioni di qualche tipo.

E’ necessario inoltre che questa parziale delega delle cure parta da un certo rapporto di fiducia tra gli adulti che girano intorno al bambino e che il tempo trascorso “senza la mamma e il papà” non sia erroneamente vissuto dagli stessi come un tempo vuoto o carenziale sulla scia dei sensi di colpa per averlo lasciato (o peggio, “abbandonato”) per lavorare o prendersi i propri spazi di vita adulta, necessari d’altronde per una maternità o una paternità serena.

LA RICERCA – Di recente la questione è stata sollevata da un numeroso gruppo di esperti tra cui Steve Biddulph e Richard Bowlby: il primo, psicologo ed autore di numerosi libri sui temi della genitorialità e dell’educazione; il secondo, figlio di John Bowlby e teorico dell’attaccamento. A loro avviso, le condizioni migliori per lo sviluppo dei bambini piccoli sono quelle che derivano da una costante interazione con una adeguata figura di riferimento (relazione uno-ad-uno, non garantita dall’asilo dove un solo educatore cura più bambini). Spesso la scelta dei genitori di affidare il loro piccolo al nido è supportata dall’idea che i bambini, vivendo tra pari, imparino a socializzare meglio e sarà per loro più facile affrontare il percorso scolastico. In realtà, difficilmente si osserva un vero e proprio bisogno di socializzare in un bambino piccolo: è solo verso la fine del primo anno e l’inizio del secondo anno che si osserva infatti l’imitazione reciproca tra bambini e solo dal secondo-terzo anno di vita i bambini entrano in relazione in maniera reciproca e complementare (e non speculare); ciò è possibile perché i bambini ora condividono scopi e motivazioni, sanno rispettar i turni e metter in atto il gioco di finzione.

Pertanto, laddove fosse possibile scegliere, sarebbe consigliabile optare per la tata o i nonni per i bimbi di età inferiore al primo/secondo anno di vita. Quando gli asili nido, però, rappresentano l’unica soluzione possibile perché non ci sono alternative logistiche (nonni o parenti disponibili) o economiche, è bene ricordare che ormai ne esistono tanti di ottima qualità e che nei nidi il piccolo viene spesso affidato ad una figura specifica in grado di dargli cure personalizzate e individuali, finché da solo riesca a riconoscere tutte le altre figure e magari scegliere quella prediletta.

Di fatto, se vogliamo, la soluzione perfetta non esiste. I bambini nel primo anno di vita dovrebbero e vorrebbero stare con la mamma. Ma siccome questo non è possibile perché riprende per legge la routine lavorativa per le dipendenti, allora vediamo nel dettaglio quali potrebbero essere i ‘pro’ e i ’contro’ delle tre diverse possibilità, cercando di individuare quella che meglio corrisponde alle nostre priorità e a quelle del nostro bambino.

 

 

ASILO NIDO

Pro: l’asilo nido offre un ambiente protetto e a misura “di bambino”, con personale preparato e specializzato in grado di assolvere alle necessità e ai bisogni dei più piccoli. L’asilo nido, inoltre, prepara alla vita comunitaria, stimola il bambino alle attività e all’apprendimento, abitua alle regole ed è propedeutico all’ingresso alla scuola d’infanzia.

Contro: se il bambino è ancora molto piccolo, l’asilo nido potrebbe non essere la soluzione ottimale per lui, perché sarebbe costretto a passare da una situazione in cui mamma e papà rispondono ai suoi bisogni e alle sue esigenze in maniera esclusiva, ad una routine “standardizzata”, dove ci sono orari fissi per tutti e dove un’educatrice deve dividere la sua attenzione tra più bambini.

 

NONNI

Pro: chi ha la possibilità di poter affidare il proprio bambino alle cure dei nonni ha il vantaggio di avere a disposizione delle persone fidate che si dedicheranno in maniera esclusiva a lui con amore e dedizione, in un ambiente familiare e conosciuto. È una scelta sicuramente economica e che, se gli impegni dei nonni lo consentono, ci permette di non avere limitazioni d’orario.

Contro: lo svantaggio potrebbe essere l’eventualità che i nonni siano più permissivi, con il rischio che il bambino diventi più viziato: questo potrebbe dar luogo a scontri e discussioni in famiglia sulle modalità di educazione del piccolo. E’ necessario poi che i nonni non siano troppo anziani e abbiano tanta energia. Non è facile gestire bimbi così piccoli magari per intere giornate.

 

 

TATA/BABY SITTER

Pro: scegliendo una tata o una baby sitter, avremo il vantaggio di avere una persona che si prenderà cura di nostro figlio in maniera esclusiva, a casa nostra, con cui potremo stabilire orari e modalità di accudimento in base alle nostre esigenze. Sarà una persona cui potremo far affidamento in varie occasioni e un importante punto di riferimento per il bambino.

Contro: il rapporto di fiducia, non facile da trovare con una persona che la maggior parte delle volte è una sconosciuta. Dovremmo assicurarci quindi che sia una persona affidabile e competente, in grado di seguire con continuità nostro figlio. Se poi si tratta di professionista o una persona con molta esperienza, una tata o una baby sitter può risultare una scelta piuttosto impegnativa dal punto di vista economico.

 

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ASILO NIDO, QUANTO COSTA?
Mandare i bambini all’asilo nido è un lusso che possono permettersi ben poche famiglie italiane. Il dato è emerso  dall’ultimo rapporto redatto da Cittadinanzattiva che ogni anno analizza il costo delle rette mensili degli asili nido nelle diverse regioni italiane.

Gli asili nido comunali rappresentano il 42% delle strutture presenti in Italia e sono diffusi a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale. In Emilia Romagna va al nido il 24,8% dei bambini fra 0 e 2 anni, mentre in Campania la percentuale non supera il 2%. Gli sili nido offerti dal comune sono pochi e i bambini sono tanti: le liste di attesa sono infinite e un bambino su cinque, in media, resta in attesa di un posto (ma in Basilicata la percentuale di bambini che non entrano al nido sfiora il 67%).

E il rapporto di Cittadinanzattiva sfata anche la convinzione diffusa che il nido comunale sia economico e alla portata di tutte le famiglie. Il costo mensile medio per la rette dell’asilo nido comunale sfiora i 311 euro al mese. Le rette più care si pagano in Valle D’Aosta (440 euro) mentre le più economiche si pagano in Calabria (con 164 euro mensili).  E quelli privati? Costano molto di più. A Milano, per esempio, di va dai 750 agli 800 euro al mese.

TATA, QUANTO COSTA?
Il lavoro di baby sitter è tutt’altro che semplice. Ci vuole dedizione, pazienza e molta forza. Anche se il costo di una baby sitter varia di regione in regione, esiste comunque un tariffario minimo stabilito dal CCNL nel 2012 che si può utilizzare come punto di partenza per stabilire un accordo economico. Solo per fare un esempio, se si stabilisce un orario di lavoro pari a 40 ore a settimana divise su 5-6 giorni, lo stipendio netto varia tra gli 850 e i 950 euro al mese. Allo stipendio vanno aggiunti i contributi previdenziali che vano divisi tra il datore di lavoro e la baby sitter. La tata avrà diritto anche alla tredicesima cioè uno stipendio mensile in più che va pagato entro il mese di dicembre e che viene maturata anche durante i giorni di malattia, maternità, ferie. A proposito delle ferie: per ogni anno di lavoro si matura un periodo di ferie pari a 26 giorni che andranno fruite in un periodo accordato insieme al datore di lavoro nel rispetto delle sue esigenze.

 

 

Benedetta Sangirardi

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