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School Corner

After School

12/06/2017

Il dopo scuola innovativo che insegna ai bambini a imparare l’inglese senza studiarlo! Intervista alla fondatrice Josephine Eve

 

12 GIUGNO 2017

 

Compiti, esercizi, grammatica, regole e ancora compiti: studiare l’inglese, per i bimbi, a volte può trasformarsi in un vero e proprio lavoro!

 “Ma quando si gioca?!”. Già, quando si concede ai ragazzi un po’ di tempo libero dopo la scuola? Quasi mai. A volte, sono più impegnati loro degli adulti: calcio, nuoto, danza, lezioni di recupero, oratorio, allenamenti … senza dimenticare che poi bisogna anche studiare. Aiuto! Per fortuna c’è chi ha pensato a dare una ventata di aria fresca al dopo scuola dei più piccoli: lei si chiama Josephine Eve, è una giovane maestra italo – americana, e nel settembre 2015 ha dato vita al progetto AfterSchool dove i bambini possono studiare l’inglese divertendosi. Anzi, è più corretto dire che divertendosi imparano ad usare l’inglese, non come una seconda lingua, ma come un nuovo modo per comunicare! Come? Attraverso il movimento, l’arte, la lettura, la scrittura e la musica. Ma per raccontarvi meglio questo metodo innovativo per insegnare ai vostri cuccioli l’inglese, abbiamo intervistato per voi proprio la fondatrice di AfterSchool, Josephine Eve, ed ecco cosa ci ha raccontato.

 

 

 

1- Il tuo progetto AfterSchool nasce con l'obiettivo principale di aiutare i bambini a familiarizzare con la lingua inglese. Un dopo scuola a tutti gli effetti: ma i bambini, già sovraccarichi di compiti e stanchi dopo una lunga giornata in aula, non arrivano stremati e poco concentrati? Non c'è il rischio di affaticarli ancor di più?

 

I bambini hanno un dono che noi grandi non abbiamo. Qualsiasi cosa loro imparino, riescono a farla diventare parte di sé: con il trascorrere del tempo, l’apprendimento diventa naturale per loro, come per lo sport, così per le lingue e per tutto il resto. Per me questo è qualcosa di magico e pur lavorando da anni con loro, riescono sempre a sorprendermi e a darmi soddisfazioni che mi stupiscono tutt'ora.  Al giorno d'oggi l'inglese non è più considerato come seconda lingua, ma alla pari con l'italiano e, quando i bambini saranno grandi, dovranno essere tanto madrelingua italiani quanto inglesi. 

Il metodo AfterSchool consente ai bambini di utilizzare questa ora come un momento di svago, non importa che arrivino a casa e che sappiano la regola grammaticale alla perfezione, ciò che importa è che “vedano” l'inglese come l'italiano: un mezzo attraverso cui esprimere i propri pensieri e comunicare con altre persone. La lezione è suddivisa in quattro momenti, in maniera tale che il bambino non abbia modo di deconcentrarsi e che percepisca la lingua in tutte le sue sfaccettature: il movimento, l'arte, la scrittura e la lettura. Spesso i bambini si stupiscono della fugacità del tempo e per questo, nonostante siano affaticati dalla scuola, riescono a ritrovare tutte le energie che solo loro hanno! 

 

2- Il fine di AfterSchool è quello di accompagnare i piccoli verso l'autorealizzazione. In che senso? E come si raggiunge questo obiettivo?

 

Viviamo in un mondo sempre più competitivo e lo diventerà sempre di più quando loro saranno dei giovani adulti: nel futuro non avranno un solo lavoro ma probabilmente diversi lavori. Per questo la parte fondamentale della nostra ora di AfterSchool è che il bambino si senta auto realizzato, cioè deve sentirsi capo di se stesso e allo stesso tempo essere conscio che è parte di un gruppo esattamente come accade nel mondo del lavoro. Ciò che ci importa è che il bambino sia parte attiva dell'ora, e non quella passiva; che pensi autonomamente e che arrivi a conclusioni che, seppur non corrette, siano state in grado di farlo ragionare con la propria testa e non sempre con quella dell'insegnante. Raggiungiamo questo obbiettivo attraverso la creatività, la curiosità di nozioni nuove e il lavoro di squadra. 

 

 

 

 

3 – L'arte, nel senso più ampio del termine, è molto usato da voi come metodo di insegnamento. Perché nelle scuole, secondo te, si utilizza così poco?

 

Prima di tutto voglio dire che sono orgogliosa della scuola italiana, infatti è molto apprezzata all'estero ed è riconosciuta come una delle più complete a livello di insegnamento. Quello che manca, secondo me, è il fatto che l’istruzione italiana non si  sta adattando ai cambiamenti del mondo, rimane statica. Infatti, se prima l'importante era acquisire una determinata conoscenza per poter ricoprire un ruolo lavorativo specializzato, al giorno d'oggi non si può più pensare così. Tutti noi facciamo più di un mestiere, anche facendo un solo lavoro. Per questo per noi è fondamentale tenersi allenati, è fondamentale perché la creatività porta positivismo, curiosità, insegna ad essere flessibili, critici, tenaci, aiuta a saper associare idee e ad assumere nuove prospettive. Perché la creatività è la chiave per aprire la serratura alle nuove opportunità. L'arte ovviamente è il mezzo migliore per sprigionare tutta la creatività ma non è l'unico mezzo che usiamo. 

 

4 – Tu sei italo-americana, hai avuto la possibilità di studiare (e insegnare) sia in scuole italiane che in quelle anglofone: quali sono le differenze sostanziali tra i due programmi di insegnamento? E i loro punti di forza?

 

Esattamente, io sono figlia di genitori americani e cresciuta in Italia. Per questo sono madrelingua inglese e madrelingua italiana e parlo perfettamente altre due lingue (spagnolo e francese). Infatti, oltre ad avere studiato in America e in Italia, ho anche lavorato come insegnante in 5 paesi diversi (America, Italia, Francia, Spagna, Argentina). La scuola italiana, o semplicemente latina, e la scuola americana, o meglio definita come anglofona, sono totalmente diverse e proprio per questo entrambe hanno pregi e difetti. In due parole, gli studenti della scuola americana sanno poco ma applicano molto, mentre gli studenti della scuola italiana sanno molto ma applicano poco. Per quanto concerne le lingue, credo che sia la scuola americana che quella italiana siano ancora un po' indietro. A mio parere, l'insegnamento della lingua è visto in maniera troppo accademica, viene considerato come altre materie, ad esempio matematica o storia.  Per questo cerchiamo di integrare le due filosofie attraverso la creatività e la curiosità, facendo vedere ai bambini che l'inglese non è una materia scolastica, ma un mezzo di comunicazione.  

 

 

5-  Nel vostro team, oltre alle insegnanti madrelingua, c'è anche uno psicologo infantile americano. Perché è importante questa figura?

 

La scelta di consultare uno psicologo è dettata dall’esigenza di creare un programma accademico che si adatti alle necessità di ogni bambino, introducendo giochi e concetti che rilassano e aiutano i bambini a capirsi. Tutti i bambini sono diversi e per questo anche la maniera di dare stimoli deve essere diversa per ognuno di loro. Lo psicologo aiuta a capire certi comportamenti e spiega a noi educatori come reagire per poter fare in modo che ogni bambino si senta sereno e soddisfatto. Il nostro psicologo, che tra l’altro è il mio fratello gemello, lavoro anche in una scuola per giovani in difficoltà a Boston. 

 

6 – Ma, a giugno, quando le scuole chiudono? Che fine fa AfterSchool? Rimandato a settembre? 

 

Assolutamente no! Proprio perché l’obiettivo di AfterSchool è quello di insegnare l’inglese in maniera non accademica, il nostro progetto proseguirà anche quando le scuole chiuderanno. Quest’anno, per esempio, abbiamo già in programma ben due English SummerCamp a Milano durante i quali ci poniamo un unico e importante obiettivo: dopo i nove mesi di scuola, bisogna solo divertirsi, giocare e fare attività fisica … l’inglese vien da sé! A fine luglio, poi, condurremo anche un SummerCamp in Sicilia dove, per la prima volta, potranno partecipare anche gli adulti: siamo molto entusiasti di questo progetto, non solo perché anche i genitori possono cogliere l’occasione di venire a rilassarsi e partecipare a delle attività interessanti, ma soprattutto perché introdurremo un nuovo corso che pochi conoscono: il coding.

 

7 – Cioè, di che si tratta?

 

Coding in italiano significa programmazione informatica. Noi di AfterSchool siamo fermamente convinti che l’apprendimento di una lingua straniera abbinata all’apprendimento delle capacità di programmazione sia una miscela essenziale per fornire quegli strumenti necessari ai nostri bambini per affrontare al meglio la società globalizzata. Imparare a programmare significa essere in grado di non dover comprare un videogioco, ma di saperlo fare, significa imparare una nuova ‘lingua’, quella del codice, che permette ai bambini di essere fruitori attivi della tecnologia. Significa essere cittadini digitali e grazie all’inglese essere contemporaneamente cittadini globali. Le due cittadinanze sono alla base del nostro percorso pedagogico e di formazione. Sapere l'inglese era un requisito in più mentre oggi è fondamentale per poter solamente chiedere lavoro, credo fermamente che sarà lo stesso con il coding. 

 

Insomma, le attività e i progetti proposti da AfterSchool sono davvero molti e tutti innovativi. Quasi che chiamarlo semplicemente “dopo scuola” pare riduttivo. Ma, care mamme, se non volete perdervi nessuno degli appuntamenti organizzati da Josephine e il suo team, vi facciamo un piccolo riepilogo. Quindi, per dirla all’inglese…

 

SAVE THE DATE

  •  Dal 12 al 16 giugno: English SummerCamp a Milano, via Ristori
  • Dal 19 al 23 giugno: English SummerCamp a Milano, alla cascina Sant’Ambrogio, realizzato in collaborazione con l’associazione Fun’n’Sport
  • Il 24 giugno, AfterSchool partecipa al “Terraforma festival”, alle porte di Milano, dove tutto il team si prenderà cura dei bambini facendo laboratori in linea con i valori di questo importante festival, puntando ad attività sostenibili e sperimentali
  • Dal 24 al 30 luglio: English SummerCamp in Sicilia, alla Villa Catalfamo a Cefalù

 

Melissa Ceccon di Parole a Colori e Mamma che Ansia ( IG @mamma_che_ansia

 

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